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Addio Riccardo Garrone, 50 anni tra cinema e tv

E’ stato uno degli attori della commedia italiana. Da La dolce vita a Un medico in famiglia, dal Sistina agli spot: ha fatto di tutto e bene. [Francesco Troncarelli]

Addio Riccardo Garrone, 50 anni tra cinema e tv
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14 Marzo 2016 - 14.26


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di Francesco Troncarelli

Non era solo simpatico Riccardo Garrone che se ne è andato a Milano dove era ricoverato, alla bella età di 90 anni, ma era anche bravo, perché era uno di quegli attori che aveva fatto di tutto e bene nella sua lunga e fortunata carriera, a conferma di una versatilità e padronanza della scena uniche.

Film, commedie musicali, teatro, doppiaggio, pubblicità, Garrone c’era sempre con il suo volto rassicurante e la sua recitazione misurata che lo contraddistinguevano. Una presenza fissa in particolare della commedia italiana, in cui incarnava con i suoi tratti eleganti, giovani simpatici e scanzonati, uomini navigati e irresistibili mascalzoni.

Tutti lo ricordano come San Pietro nella pubblicità di una celebre marca di caffè a fianco di Paolo Bonolis e Luca Laurenti, ma quella era solo una delle sue caratterizzazioni più riuscite che gli avrebbe dato una grandissima popolarità, una delle tante interpretate nella sua lunga carriera che lo avevano reso un beniamino del pubblico.

Lo sguardo sornione e la voce calda e profonda che ti restava subito impressa, Garrone aveva frequentato l’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico, una “scuola” determinante per la sua formazione che gli consentì poi di poter passare con estrema facilità dai ruoli più intensi a quelli più leggeri. Gli inizi sono a teatro con la compagnia Gassman-Torrieri-Zareschi. Dopo un girovagare per diverse compagnie approdò alla compagnia del Teatro Parioli di Dino Verde, altra scuola fondamentale per affinare la sua comicità sempre in bilico tra il sarcasmo e l’ironia raffinata.

Il cinema che lo avrebbe visto soprattutto come antagonista e interprete di ruoli di contorno comunque essenziali per la riuscita della storia, arriva grazie a Mario Mattoli che lo chiama per “Adamo ed Eva”. È lui per primo che ne intuisce le qualità e lo sceglierà in seguito per diversi altri ruoli, il primo dei quali sarà l’ufficiale delle guardie in “Due notti con Cleopatra”, del 1953. E da quel momento il “bel Riccardo” non si ferma più partecipando a oltre centocinquanta film e lavorando con tutti i grandi nomi, da Fellini a Mario Monicelli, Dino Risi, Luigi Zampa, Ettore Scola, Damiano Damiani e soprattutto con quelli che con le loro pellicole senza tante pretese garantivano al nostro cinema di andare avanti.

Film d’autore e B movie quindi, tutti affrontati sempre con grande professionalità e mestiere, interpretando di volta in volta ruoli che lasciano il segno per intensità come quelli ne ”Il Bidone” e ne “La dolce vita” (era il proprietario della villa dove Nadia Grey fa lo spogliarello) di Fellini e “La ragazza con la valigia” di Zurlini, o che vengono ricordati per la sua brillantezza come nei vari “Venezia la luna e tu” (1958) e “Il successo” (1960) di Dino Risi, “L’audace colpo dei soliti ignoti” (1959) di Nanni Loy , “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” (1971) di Luigi Zampa fino a quello dell’avvocato Giovanni Covelli nelle “Vacanze di Natale” firmate dai Vanzina, in cui la sua famosa battuta sul Natale diventerà un tormentone.

Un attore brillante come lui poi non poteva non calcare le scene del varietà e della commedia musicale. Tante serate con la regina del settore Antonella Steni e la partecipazione a uno dei più grandi successi della coppia Garinei e Giovannini “Aggiungi un posto a tavola” dove era la voce fuoricampo di Dio. La sua voce del resto era unica e inconfondibile,tanto da farlo essere molto attivo nel doppiaggio, aveva infatti prestato la voce a numerosi personaggi di telefilm americani. Aveva partecipato anche a tante produzioni televisive tra cui una delle più amate dal grande pubblico, “Un medico in famiglia”.

Ora che Garrone è uscito definitivamente di scena dopo averla a lungo dominata, per stemperare questo momento in cui il sorriso per il ricordo della sua simpatia e bravura viene messo da parte per la tristezza per la perdita di un personaggio divenuto nel tempo familiare, ci si chiede se anche lui avrà trovato San Pietro per offrirgli un caffè. Sarebbe più che meritato. Meritatissimo.



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