Lo stato di grazia in un autore si verifica quando questi riesca ad esprimere perfettamente e senza sforzo apparente la propria personalità nell’opera rappresentata.
Lo stato di grazia è quello che Woody Allen, a 80 anni, ci regala con Irrational Man, un’ora e mezzo di condensato purissimo dell’arguzia e della facilità divulgativa delle più profonde concezioni filosofiche che hanno reso famoso il piccolo genio ebreo.
Eh, sì perché Irrational Man è insieme un trattato di filosofia, la storia di un relitto umano, quella di un amore e un thriller. Non a caso le prime parole del film sono un monologo di Joaquin Phoenix (il professore di filosofia Abe Lucas) con una citazione di Kant sulla conoscenza.
Nel corso della storia c’è posto anche per Kierkegaard, per Hannah Arendt, per Sartre, per Heidegger, per Simone de Beauvoir.
Le domande che il film pone allo spettatore per interposta persona sono altrettanto ponderose quanto quegli autori: la moralità è insita nella natura umana o viene ad essa imposta da circostanze esterne? E’ giusto sopprimere un tiranno? Voi avreste occultato alle SS la presenza di Anna Frank in casa vostra pur sapendo di violare la legge?
Nonostante temi all’apparenza tanto impegnativi, il film scorre alla grande, con una regia semplice e decisa, a volte persino scontata ma sempre efficace. Che grande mestiere, Woody!
La storia è elementare: un professore di filosofia, saggista di livello nazionale, va ad insegnare in una nuova piccola Università dove tutti lo aspettano con ammirazione mista ad inquietudine. Pare che sia un trombatore seriale e un po’ troppo avvezzo al single malt. Inoltre, i suoi metodi di insegnamento non hanno molti estimatori al di fuori degli studenti.
Inutile dire che il suo carisma incuriosisce le femmine della comunità, soprattutto Rita, la moglie di un collega (Parker Posey) e Jill, una fidanzatissima sua allieva (Emma Stone).
Phoenix è semplicemente perfetto per la parte, con una malinconia esistenziale che ricorda quella stessa di ‘Her’ e con una inedita smisurata pancia da bevitore; la giovane Stone è una nuova evidente musa ispiratrice per Allen, dopo Scarlett Johansson, che la rende grandiosa interprete di tante contraddizioni femminili.
Il depresso professore di filosofia, da tempo impotente, ritrova la sua vigoria sessuale e il gusto per la vita stessa grazie alla azione irrazionale ma lucidissima che ispira il titolo del film e questo solo grazie al. . .caso! Il caso, che gestisce la vita umana molto più di quanto faccia qualunque filosofia o la nostra volontà. Woody non smette di ripetercelo e qui Irrational Man diventa la deliziosa terza perla di una trilogia iniziata con Match Point (‘La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita’) e passata per Sogni e delitti (‘È buffo come la vita abbia una vita tutta sua’): l’ennesima riscrittura Alleniana di Delitto e castigo, l’emblematica storia di Fjodor Dostojevski che letteralmente ossessiona Woody da tutta la vita.
Presentato fuori concorso a Cannes a maggio, Irrational Man arriva nelle sale italiane solo dal 16 dicembre 2016 e questa è senz’altro la cosa più irrazionale del film.
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