Ispirato da eventi realmente accaduti e raccontati nel libro Aria Sottile di Jon Krakauer, Everest il film d’apertura del Festival di Venezia è stato girato in Nepal ai piedi dell’Everest, sulle Alpi italiane, a Cinecittà e nei Pinewood Studios di Londra. Distribuito dalla Universal Pictures guidata da Richard Borg da oggi, 24 settembre 2015, il film vanta un cast notevole: Jake Gyllenhaal, Jason Clarke, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Michael Kelly, Sam Worthington, Keira Knightley e Emily Watson.
Un gruppo di attori di primo piano, diretto dall’islandese Baltasar Kormàkur che dopo i due film americani 2 Guns e Contraband realizza un film epico sulla conquista della montagna più alta del mondo e sull’incubo di un’immane tragedia che si abbatte su due spedizioni di alpinisti. Un gruppo di uomini e di donne, infatti, si troveranno alle prese con una delle peggiori tempeste di neve della storia e faranno di tutto per difendersi dalle avversità e riuscire a sopravvivere. Il loro coraggio sarà messo a dura prova dalla furia degli elementi e gli scalatori dovranno fronteggiare ostacoli al limite dell’impossibile in una lotta mozzafiato per la sopravvivenza. Scritto da William Nicholson già co-autore della sceneggiatura de Il Gladiatore, e da Simon Beaufoy premio Oscar per lo script di The Millionaire, Everest è stato realizzato in Italia tra l’Alto Adige e Cinecittà “La nostra piscina di 7000 mq riempita di miglia di tonnellate di pietra basaltica, spropositati fondali dipinti con le montagne dell’Himalaya e green screen ci hanno fatto cimentare con una sfida che abbiamo vinto ancora una volta: rendere possibile e concreta l’illusione cinematografica”, commenta Giuseppe Basso, AD di Cinecittà Studios.
Immersa nel backlot degli Studios, della superficie di 7.000 mq sormontata da un fondale di 80 metri di larghezza e 20 di altezza, la piscina – già in passato utilizzata da Martin Scorsese per Gangs of New York e per la nota serie I Borgia – è stata utilizzata per ricrearvi il campo base della tragica spedizione sull’Everest del 1996, che causò la morte di esperti alpinisti tra cui quella di Scott Fisher, che morì a soli 41 anni dopo essere riuscito a mettere in salvo i suoi compagni. Il suo corpo è stato ritrovato solo dopo 14 anni e la famiglia non ha voluto portarlo via dalla montagna. Everest è stato seguito in Italia dalla WildSide (produzione esecutiva) e da David Nichols di Cineroma (coproduttore).
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