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Da Atene ad Asti: donne al tempo della crisi

Due film arrivano in sala per raccontare storie di donne al tempo della crisi tra Grecia e Italia.

Da Atene ad Asti: donne al tempo della crisi
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30 Agosto 2015 - 09.44


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di Marco Spagnoli

@marco_spagnoli

Due film in sala questo weekend raccontano l’Europa al tempo della crisi, seguendo il punto di vista di due donne molto diverse. Due titoli che, in apparenza, non hanno nulla in comune se non quella della data di uscita di fine agosto e che, invece, sono avvicinati idealmente, ma forse non solo da un intento non consolatorio nel presentare al pubblico due protagoniste accomunate dalla stessa determinazione (conquistata in maniera molto diversa) e dalla stessa voglia di chiudere i conti, in senso metaforico e letterale, con il passato.

In un posto bellissimo di Giorgia Cecere con protagonista femminile Isabella Ragonese e A blast del greco Syllas Tzoumerkas con Angeliki Papoulia, ambientati rispettivamente ad Asti e ad Atene, raccontano la storia di donne che, come dice lucidamente la protagonista ellenica, non erano state “preparate dalla vita ad affrontare quello che avrebbero incontrato” nella loro esistenza: segreti, bugie, ipocrisie e problemi econonomici al fianco di mariti bellissimi, ma non capaci di aiutarle davvero nel loro percorso personale di salvezza da una cupa disperazione.

Se A Blast sceglie una narrazione volutamente confusa e non lineare con la mera giustapposizione di scene dal passato e del presente che mettono in risalto la trasformazione fisica e la disillusione della protagonista, In un posto bellissimo segue un andamento più classico con il racconto di un disagio amplificato dal silenzio di una provincia tanto inquieta quanto, in apparenza, distratta.

Due film d’essai che trovano nella loro imperfezione e nel loro essere anche a tratti volutamnte grezzi, lo spunto per un intento provocatorio nei confonti del pubblico.

La crisi greca è il coprotagonista del film di Zzoumerkas, ma il crescendo del racconto, prescinde dal sociale, puntando piuttosto al melodramma, trasformando l’ingenua e allegra protagonista in una Medea di oggi pronta a sacrificare tutto e tutti per qualcosa che lo spettatore non capisce in pieno, forse, perché la trasformazione è così radicale da non lasciare scampo a nessun buon sentimento.

Meglio va ad Isabella Ragonese, una donna decisa a non arrendersi, soprattutto, perché sa di vivere la sindrne della superstite alla scomparsa della migliore amica in un incidente d’auto.

Un passaggio fondamentale per entrambe le donne è la consapevolezza del passato, per cambiare atteggiamento nel presente.

Film mossi da gradazioni di violenza psicologica differente, tra silenzi e strilli, tra rabbia e scampoli di felicità, tra sesso selvaggio e senza passione, per un racconto frammentario di frammenti del nostro presente in cui la cronaca minore si sublima in un cinema indipendente e non facile, ma che, comunque, ha qualcosa da dire di attuale.

Echi di quello che, è bene segnalarlo, non è un grido d’aiuto di donne in crisi, perché si tratta di persone in grado di salvarsi, nel bene o nel male, da sole.

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