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Addio a Giacomo Furia, spalla di Totò e Peppino

Era l’ultimo caratterista de nostro cinema. L’oro di Napoli e La banda degli onesti le sue interpretazioni più note e irresistibili

Addio a Giacomo Furia, spalla di Totò e Peppino
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6 Giugno 2015 - 10.40


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di Francesco Troncarelli

Adesso la banda si è ricomposta. Totò, che era stato il primo ad arrivare, poi Peppino ed ora Giacomo. I magnifici tre della “banda degli onesti”. Un terzetto ricco di umanità e cialtroneria da furfanti bonaccioni che chissà da lassù cosa starà pensando di quello che succede veramente qui da noi con tutti queste bande del malaffare che imperversano. Non lo sapremo mai, ma lo possiamo immaginare.

L’unica triste certezza è che alla bella età di 90 anni se ne è andato Giacomo Furia, l’ultimo caratterista di quella commedia all’italiana che ha fatto grande il nostro cinema. L’ultimo di quegli attori “non protagonisti” che rendevano speciali i film, come certi dettagli di un quadro o come certi assoli o incisi di alcuni strumenti in una canzone. Essenziali nella loro secondarietà per il successo del tutto.

E Giacomo Furia con quel faccione spesso e volentieri stupito da situazioni al limite del grottesco o coinvolto nella sana e irresistibile comicità dell’avanspettacolo e con quegli atteggiamenti da timido impacciato anche per via di un fisico con qualche chilo di troppo, era uno di quelli che nelle pellicole di genere che tanto incassavano al botteghino pur uscendo direttamente in “Seconda visione”, c’era sempre. Insieme a tanti altri volti noti ma di contorno che riempivano le scene dominate dai grandi: Totò, Peppino, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Alberto Sordi.

Con i suoi 157 film, una ventina dei quali col principe della risata Totò, il napoletano d’adozione Furia (era nato nel casertano ad Arienzo), è stato una presenza costante del cinema italiano arrivando grazie alla popolarità acquisita e soprattutto alla simpatia che suscitava, al programma cult televisivo di quegli anni, “Carosello”, dove con la famosa frase “il cliente ha sempre ragione”, interpretava sketch che reclamizzavano i prodotti della Invenizzi.

Ma il cinema era la sua casa. Anche se lui da grande avrebbe dovuto fare il ragioniere. Galeotte le ripetizioni di matematica al figlio di Peppino De Filippo, Luigi e la frequentazione di quella famiglia. Fu Edoardo ad individuarne le doti comiche e a lanciarlo a teatro. Da lì una lunga carriera che lo ha visto protagonista fra i non protagonisti. “Totò Tarzan”, “Totò sceicco”, “Luci del varietà”, “Un turco napoletano”, “Il medico dei pazzi”, “Peccato che sia una canaglia”, per citare alcuni delle sue più note pellicole fino all’ultimo cameo nel 2007 col “No problem” di Salemme.

Tante caratterizzazioni, tanti ruoli piccoli e grandi in una vita nel cinema, e due interpretazioni da protagonista che hanno lasciato il segno. Quella di Rosario, l’ingenuo marito pizzaiolo della maggiorata Sophia Loren insidiata da tutto il rione nel capolavoro di De Sica “L’oro di Napoli” (episodio “Pizze a credito”) e quello del nevrotico pittore Cardone ne “La banda degli onesti” di Camillo Mastrocinque al fianco dei mostri sacri Totò e Peppino.

Una banda pasticciona e irresistibile di falsari passata alla Storia del nostro cinema che ora, dopo tanto tempo, si è ritrovata per spacciare comicità spensierata nel paradiso degli artisti.

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