La Corea del Nord ha rotto il muro di silenzio e ha sottolineato che dietro all’attacco contro la Sony, non ci sono hacker del paese del dittatore Kim Jong-un. Il paese asiatico ha anche proposto agli Usa di aprire un’inchiesta congiunta per indagare sui “guardiani della pace”, i pirati informatici che, con le loro minaccie terroristiche, hanno costretto il colosso giapponese a ritirare ila commedia satirica “The Interview” dalle sale.
“Possiamo provare di non aver nulla a che fare con il cyber-attack contro la Sony”, ha dichiarato l’agenzia, voce ufficiale del regime. Pyongyang ha anche avvertito inoltre che ci saranno “gravi conseguenze” se gli Usa non aderiranno alla proposta di un’inchiesta congiunta e “continueranno ad accusarci”.
Intanto l’amministratore delegato della Sony, Michael Lynton, ha reso noto che la casa cinematografica sta cercando soluzioni alternative per proiettare comunque “The Interview” nei cinema. L’ad ha dichiarato: “Non abbiamo ceduto, non ci siamo ritirato, abbiamo perseverato e non abbiamo fatto marcia indietro”, ha detto intervistato dalla Cnn.
“Il nostro desiderio – ha assicurato – è sempre stato quello di consentire a chiunque lo voglia di vedere questa pellicola”. Lyont, che ha parlato poche ore dopo la conferenza stampa in cui il presidente Barack Obama ha definito un “errore” la decisione della Sony di cancellare il film dalle sale, si è “deluso” dalle parole del presidente: “Il presidente, la stampa e il pubblico hanno equivocato quel che è successo realmente”, ha sostenuto, addossando la responsabilità dell’accaduto ai cinema che non hanno voluto proiettare la pellicola.
