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Non c'è pace a Gomorra

Il produttore si è sfogato su facebook riguardo la presunta richiesta di pizzo subita dalla produzione della serie tv durante le riprese.

Non c'è pace a Gomorra
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21 Luglio 2014 - 14.15


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“Tutta questa storia è veramente ridicola” è intervenuto così in un post su facebook Nicola Giuliano, produttore del film premio Oscar La grande bellezza, dando la sua opinione riguardo al presunto pagamento del pizzo ad un boss della camorra, durante le riprese di “Gomorra – La Serie”.

“Partirei – ha continuato a scrivere Giuliano su facebook – dall’assunto del primissimo articolo. La Produzione di Gomorra ha affittato la villa di un boss della camorra. Chi stabilisce se uno è un boss della camorra in uno stato di diritto? La magistratura, oserei dire. Quindi se una persona è a piede libero e nel pieno possesso dei suoi diritti civili, compreso quello di affittare un bene di sua proprietà, un terzo potrà fare un contratto con lui. Se è un boss della camorra arrestatelo, se non lo arrestate non è un boss della camorra. Mi sembra lampante. Poi, finalmente viene arrestato. Il bene in oggetto confiscato. la produzione continua a pagare il canone di locazione all’autorità giudiziaria. I proprietari pretendono che venga pagato anche a loro. E la produzione paga. 6mila euro. Non sono dovuti, giustissimo, ma se non fossero stati pagati, la produzione, costretta a interrompere le riprese e a rigirare tutto altrove, ne avrebbe persi diverse centinaia di migliaia, oltre a mettere seriamente a repentaglio l’incolumità di persone e cose. Certo tutti possono sollevare l’indice e puntarlo contro chi ha versato, contra legem, seimila euro, ma nessuno, nessuno avrebbe fatto diversamente. Tutto questo perdipiù non accade a Oslo, ma nella stessa città in cui, come la stessa serie rappresenta, ogni notte varie piazze si trasformano in supermercati dello spaccio, sotto gli occhi di tutti, polizie comprese, consegnando circa 500mila euro al giorno di denaro fresco e nero che diventa capitale da riciclare nelle migliaia e migliaia di esercizi commerciali, industriali e proprietà che appartengono alle mafie nel nostro paese e che ne strangolano l’economia, la fiducia, la vita. Tutto accade nella stessa terra in cui non c’è un cantiere uno che non paghi per non subire conseguenze molto più pesanti. Si fa presto a dire, legalità. A pretendere dai cittadini comportamenti legali, le cui conseguenze, in termini di sicurezza, protezione, serenità di vita, non possono essere garantite. Si fa sempre presto ad alzare l’indice e a chiedere agli altri di fare gli eroi. Troppo presto.

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