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“Via la politica dalla Rai”: dopo il caso di Fedez, in ballo 4 proposte di legge

Oggi in diverse città italiane il sindacato dei giornalisti Rai Usigrai ha convocato diversi presidi davanti alle sedi Rai. Nel comunicato si chiede “un CdA autonomo, indipendente e di alto profilo. 

“Via la politica dalla Rai”: dopo il caso di Fedez, in ballo 4 proposte di legge
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

12 Maggio 2021 - 16.32


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A distanza di quasi due settimane dal 1 maggio, la lista di Fedez letta sul palco del concertone in cui enunciava i nomi e i cognomi di politici leghisti e le frasi omofobe pronunciate negli ultimi anni, è ancora un tema molto caldo. Fedez, che ha pubblicato una telefonata con la dirigenza Rai in cui gli veniva chiesto di ‘aderire a un sistema’ (si è parlato di tentativi di censura) e di non leggere quei nomi perché mancava un contraddittorio, ha riportato l’attenzione sulla presenza ingombrante della politica all’interno della televisione pubblica. Certo, si potrebbe obiettare che non era questo l’intento di Fedez e che il dibattito è stato convenientemente deviato sul rapporto tra partiti e televisione. Tema fondamentale, ma che c’entra poco e nulla su quanto detto dal cantante su quel palco. Ma l’Italia ha sempre un modo tutto suo per sviare l’attenzione da temi considerati scomodi.

Il risultato è che di quanto letto da Fedez, frasi agghiaccianti di leghisti che prospettavano omosessuali nei forni, è rimasto molto poco nella memoria collettiva. Invece, della presenza massiccia della politica in Rai si continua a parlare.

Oggi in diverse città italiane il sindacato dei giornalisti Rai Usigrai ha convocato diversi presidi davanti alle sedi Rai. Nel comunicato si chiede “un CdA autonomo, indipendente e di alto profilo. E per sollecitare il Parlamento a dare una corsia preferenziale ai disegni di legge di riforma della governance”.

Di quali disegni parliamo? Come scrive Valigia Blu, sono quattro lue proposte in ballo: la Proposta Orlando (Pd), che prevede l’affido della proprietà dell’azienda Rai a una fondazione, il cui CdA sarebbe composto da 11 membri in carica per 6 anni, scelti “tra persone di riconosciuto prestigio professionale e di notoria indipendenza, che si siano distinte nei settori della comunicazione, dell’audiovisivo, del cinema, delle arti, della cultura, del diritto, dell’economia, dei mezzi di comunicazione, delle reti di comunicazione elettronica o delle nuove tecnologie. La norma dispone, inoltre, che non possono essere nominati coloro che nei due anni precedenti alla nomina abbiano ricoperto incarichi di governo, incarichi elettivi politici a qualunque livello o ruoli e uffici di rappresentanza nei partiti politici, oppure l’incarico di presidente, amministratore delegato o consigliere di amministrazione nell’ambito di imprese private operanti nel settore delle comunicazioni”.

La Proposta Fedeli (Pd), simile a quella Orlando con la differenza che il CdA sarebbe composto da 10 membri, non da 11, cinque eletti eletti dalla Commissione parlamentare di vigilanza a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti; due nominati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano; due nominati dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI); uno eletto dai dipendenti della RAI.

La Proposta Fornaro (LeU) prevede invece di “delineare un nuovo assetto della governance della RAI basato sul modello societario duale”. Il modello “prevede una governance in cui le più importanti funzioni dell’assemblea ordinaria, che nel modello tradizionale spettano ai soci e, quindi, alla proprietà, sono attribuite a un organo professionale quale il consiglio di sorveglianza”. CdA e collegio sindacale verrebbero quindi sostituiti da un consiglio di gestione e uno di sorveglianza. Quest’ultimo sarebbe costituito da 15 membri, con requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza e alla scadenza del loro mandato, che dura sei anni, non possono essere rieletti. Il Presidente verrebbe nominato d’intesa dai Presidenti di Camera e Senato, 6 membri sarebbero indicati dal Parlamento, 3 per ogni Camera, 2 dall’assemblea degli azionisti, altri 2 dai dipendenti Rai, ancora altri 2 due dalla Società italiana degli autori ed editori e, infine, gli ultimi 2 sarebbero indicati dalla Conferenza dei rettori delle università italiane.

Al consiglio di sorveglianza spetterebbero “le funzioni di indirizzo, di supervisione strategica e di controllo della RAI, il potere di nomina del presidente e degli altri due componenti del consiglio di gestione, il potere di revoca dello stesso consiglio di gestione, l’approvazione del bilancio preventivo e del bilancio consuntivo della società, il controllo del rispetto delle finalità del servizio pubblico, l’espressione di un parere non vincolante sul piano industriale e sul piano editoriale e infine la nomina al proprio interno del comitato di controllo interno, composto da tre membri, il cui presidente partecipa alle riunioni del consiglio di gestione, senza diritto di voto”.

Il Consiglio di gestione avrebbe invece il compito di attuare le scelte strategiche approvate dal consiglio di sorveglianza. Sarebbe composto da 3 componenti, un presidente cui “sono assegnati i poteri tipici del consigliere delegato e la rappresentanza legale della RAI, mentre gli altri due componenti devono essere in possesso di requisiti professionali nella gestione di imprese con fatturato e numero di dipendenti paragonabili a quelli della RAI. I componenti del consiglio di gestione, che non possono essere nominati anche consiglieri di sorveglianza, restano in carica per tre esercizi e sono rieleggibili per una sola volta. Essi sono revocabili dal consiglio di sorveglianza in qualunque momento”.

Infine, la Proposta Di Nicola (M5s), che assegna il ruolo di gestione della procedura di nomina del CdA all’Autorità Garante delle Telecomunicazioni Agcom. La legge prevede che “non possano essere nominati componenti dell’AGCOM i soggetti che nei cinque anni precedenti la nomina abbiano ricoperto cariche governative o di rappresentanza politica, e che i componenti, nel corso del mandato, non possano rivestire ruoli nei partiti e movimenti politici”. Il numero dei componenti del CdA verrebbe ridotto a 5 I requisiti per ricoprire la carica di consigliere di amministrazione RAI saranno competenza professionale nel settore e indi­pendenza (cioè non aver ricoperto cariche governative, politiche elettive e partitiche nei cinque anni precedenti la nomina). 

La scelta dei nominativi avverrebbe per sorteggio tra un parco di nomi giudicati consoni dall’Agcom e successivamente i membri del CdA verrebbero nominati dal Ministero dell’Economia e Finanze.

 

 

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