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La famiglia Tenco contro la Rai: quante falsità in Viva Mogol

La replica della famiglia Tenco al programma Rai rispetto alle: "fantasiose" rivisitazioni raccontate da Giulio “Mogol” e Gino Paoli e le opinioni di Massimo Giletti.

La famiglia Tenco contro la Rai: quante falsità in Viva Mogol
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27 Settembre 2016 - 11.21


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La famiglia Tenco fa il punto sulla trasmissione Rai “Viva Mogol”. Secondo i familiari di Luigi Tenco sono state molte le inesattezze andate in onda durante il programma. Ecco il comunicato pubbblicato sulla pagina facebook LUIGI TENCO official che proponiamo integralmente.

Replica della famiglia Tenco al programma RAI “Viva Mogol” andato in onda lo scorso sabato 24 settembre 2016 condotto da Massimo Giletti con ospiti Giulio “Mogol” e Gino Paoli.

Facendo seguito al programma “Viva Mogol” andato in onda su RAI 1 la sera dello scorso sabato 24 settembre, con profondo dispiacere abbiamo visto ed ascoltato le “fantasiose” rivisitazioni su Luigi Tenco raccontate dagli ospiti Giulio “Mogol” e Gino Paoli e le opinioni prive di conoscenza musicale del conduttore del programma Massimo Giletti.

Mogol racconta di una notte, poco prima del Festival del 1967, trascorsa in un hotel perché all’epoca non c’era l’Autostrada del Sole… che invece era stata già inaugurata nel 1964!

Mogol dichiara “volevo convincerlo a non partecipare a Sanremo” dimenticando i telegrammi, presenti nel nostro archivio di famiglia, che invece aveva scritto all’epoca a Luigi con le richieste per sapere se volesse partecipare a Sanremo, già dalle edizioni precedenti.

Mogol, inoltre, dichiara di non essere voluto andare a Sanremo proprio per dimostrare a Luigi che era contrario alla sua partecipazione… contraddicendosi poi con la frase “io questa storia l’ho vissuta, l’ho vissuta quella notte, perché gli ho parlato…”.

Mogol, infine e sorvolando su altre sue frasi prive di fondamento, asserisce di essere andato ai funerali di Luigi Tenco ai quali parteciparono soltanto altre 8 o 9 persone… Questo è il dolore più grande che noi famigliari abbiamo provato nel guardare il programma “Viva Mogol” che continua a mancare di rispetto al ragazzo di 28 anni che Luigi era, offendendone persino la memoria. Pertanto non possiamo che ritenere questo programma di bassa qualità e di totale disinformazione, per ciò che riguarda la parte di Luigi Tenco!
Infatti, a mero titolo di cronaca, si fa notare che eccezion fatta per Fabrizio De André, Anna Fabbri (moglie di Gino Paoli), Michele Maisano, Gian Franco Reverberi e Gian Piero Reverberi, nessun altro artista o personaggio del mondo dello spettacolo e tanto meno di quella edizione del Festival di Sanremo si presentò ai funerali di Luigi! La cittadinanza e la gente comune, invece, fu stimata in oltre duemila persone, tanto da non poter essere contenute nella chiesa e nemmeno nella piazzetta antistante.
A tutti loro rivolgemmo all’epoca, e con questa occasione la rinnoviamo, la nostra gratitudine per la vicinanza e la stima dimostrata soprattutto nei confronti di Luigi Tenco.

Riguardo la sensazione del conduttore Massimo Giletti, “cioè che ci fosse già scritta in quelle parole… il desiderio di porre fine alla sua vita…”, chiedendo esplicitamente “molta attenzione” al pubblico ad ascoltare parte della canzone “Ciao Amore Ciao” che il conduttore ha voluto proporre, è sicuramente sbagliata poiché è ampiamente risaputo che la canzone originale, dal titolo “Li vidi tornare”, esprimeva concetti antimilitaristi e di certo non personali!
Altrettanto ampiamente risaputo è il fatto che la canzone, dietro suggerimenti e pressioni di esperti del mondo della musica dell’epoca, fu modificata da Luigi per le esigenze del Festival con il titolo “Ciao Amore Ciao” attraverso la quale era riuscito, però, a mantenere i temi sociali a lui cari sul fenomeno dell’emigrazione e di certo non personali!
Quindi, visto l’intento di portare sul palco del Festival di Sanremo contenuti e valori sociali, in nessun caso vi si poteva leggere alcun desiderio di Luigi di porre fine alla sua vita!

Questo era probabilmente il sano intento di Gino Paoli quando nel programma di sabato scorso, in cui era ospite, cercava di far capire ai signori Giulio “Mogol” e Massimo Giletti che la canzone che Luigi aveva scritto per Sanremo era un’altra.
A lui rendiamo merito anche del fatto di aver chiaramente detto che “l’unica cosa reale è che Luigi non era un ragazzo depresso o con manie suicide. Era allegro, divertente. Quindi la leggenda di Luigi, un ragazzo triste e cupo non è vero un accidente”.

A distanza di cinquant’anni non pretendiamo che vengano rivolte delle scuse a Luigi per come fu ingiustamente descritto dalla stampa del 1967 che viveva e vendeva tirature di giornali e di dischi in base alle notizie diramate dall’organizzazione di quel Festival, ma certamente non possiamo e non vogliamo tollerare che si continui a fare disinformazione a discapito di Luigi Tenco e del valore umano, culturale ed artistico che aveva espresso attraverso le sue canzoni, le sue interviste e le sue amicizie… quelle vere e non quelle legate agli interessi commerciali-musicali-televisivi.

Chiediamo, pertanto, che nella prossima puntata del programma “Viva Mogol” vengano riportate le opportune correzioni, che da parte nostra e come sopra citate sono certamente corrispondenti al vero.

Con l’occasione, in vista del cinquantenario della sua morte, gradiremmo essere informati preventivamente su eventuali futuri programmi ed eventi che volessero trattare in modo serio la figura di Luigi Tenco il cui pensiero di vita, anche sul tema delle ingiustizie sociali, è ben descritto nei testi delle sue canzoni.

Famiglia Tenco

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