L’uomo più elegante della moda francese, com’era definito Hubert Taffin de Givenchy, è morto all’età di 91 anni.
”Il signor Givenchy – ha scritto il suo compagno, il designer Philppe Venet, in un comunicato – è morto nel sonno sabato, 10 marzo 2018. I suoi nipoti e le sue nipoti, con i loro figli, condividono questo dolore”. Con lui scompare uno degli ultimi testimoni del periodo d’oro della haute couture francese, che brillò alla fine della seconda guerra mondiale, come l’incarnazione di uno stile di vita privilegiato e raffinato.
Hubert de Givenchy era nato il 20 febbraio del 1927, da una Beauvais, in una famiglia protestante della vecchia nobiltà francese. Suo padre morì quando lui aveva solo 2 anni e il bambino crebbe ammirando la madre, una bella donna elegante e sofisticata, da cui ereditò l’allure e il fisico da star hollywoodiana.
Aveva fondato la sua leggendaria Maison nel 1952. La sua grande celebrità, oltre al suo stile elegante e senza tempo, si deve alla creazione di uno degli abiti più famosi e ammirati della storia della moda, ma anche del costume: l’iconico tubino nero indossato da Audrey Hepburn sull’indimenticabile set del film di culto ‘Colazione da Tiffany’.
De Givenchy, con la sua figura aristocratica, i suoi modi raffinati e la sua eleganza naturale, ha attraversato oltre 50 anni di moda, pur decidendo, nel 1988, di vendere la sua maison al gruppo LVMH. Ne rimarrà alla direzione creativa per altri 7 anni, fino al 1995, per poi allontanarsi dalle scene.
In seguito la Maison che porta il suo nome verrà disegnata da John Galliano, Alexander McQueen, Julian McDonald, Ozwald Boateng e Riccardo Tisci, che ha riportato la fama della griffe agli antichi splendori. Da due stagioni il nuovo direttore creativo è la britannica Claire Waight Keller.
In una delle sue più recenti apparizioni pubbliche, ovvero lo scorso anno per l’inaugurazione della mostra a lui dedicata alla Citè Internationale de la Dentelle et de la Mode di Calais, a dichiarato: «la mia è una delle professioni della moda più belle: rendere gli altri felici grazie a un’idea».