di Alessia de Antoniis
A partire da giovedì 7 maggio 2020, in attesa di tornare al teatro dal vivo, Andrea Rivera arriva al teatro on line su www.vimeo.com con “The Best(ia) of Rivera“.
Ricorda Romeo er mejo der Colosseo, celebre gatto rosso protagonista de Gli Aristogatti di Disney. Dissacrante, “di sinistra”, si muove allo stesso modo da Serena Dandini (dove suonava ai citofoni prima che lo facesse Salvini), da Michele Santoro o per i vicoli di Trastevere. Ultimo esponente del teatro canzone, ha spopolato con testi diventati virali come Il monologo delle medicine. E fa satira perché “comunicare l’incomunicabilità è la cosa più comunicativa da fare”.
Artista di strada, animale da palcoscenico, come ti muovi su una piattaforma come Vimeo? Pensi che sia un’opportunità per raggiungere un pubblico diverso?
Penso che ora sia l’unica opportunità di raggiungere un pubblico. Diverso o uguale non lo so. Mi interessa raggiungere il pubblico, come già faccio con il mio canale Facebook o Youtube. Lo faccio da anni senza prendere un euro, solo per farmi conoscere. Questa volta, poi, andiamo in prima nazionale ed è la prima volta che pubblico uno spettacolo video. Un omaggio al mio mentore artistico Remo Remotti.
L’uomo che suonava ai citofoni… Suoni anche altro?
Certo, suono la chitarra e … le suono anche a qualcuno, altrimenti non sarebbe satira.
Sei solo ironico o anche autoironico?
Senza l’autoironia non andiamo avanti. Vedo tanti colleghi che ne hanno poca e mi dispiace. Bisognerebbe averne non solo se fai satira, ma nella vita in genere. Ammiro gli infermieri che in questo periodo ironizzano e si sfogano sui social dopo dodici ore passate con la mascherina e la paura del contagio. Ben vengano i loro video dove fanno autoironia. Vuol dire che sono vivi e che lottano per restarlo mentre salvano gli altri.
Trasteverino, per chi tifi nello scontro Roma Nord vs Roma Sud?
Non sono trasteverino, sono del Nuovo Salario, trasferito a Monte Sacro dove mi sono Rinogaetanizzato. Tifo per Roma, per l’Italia, per l’Europa, per il mondo. Un mondo senza confini, che creano solo disagi, soprattutto a livello razziale. Tifo per il mondo unito. Quello che vede Luca Parmitano dallo spazio. Il mio sogno è fare cabaret dallo spazio per tutto il mondo.
Concerto del 1° maggio: più festa dei lavoratori o Festivalbar?
Quello che ho sempre detto è che mi sono trovato più libero a Taranto, dove abbiamo cominciato più di sette anni fa con Michele Riondino, Roy Paci, la Petrini. A Taranto si muore da decenni, ma non c’è mai stato un “fermate tutti” come sta accadendo ora in tutta Italia. Quelli sì che bisognava fermarli prima che tanti bambini morissero.
Esserti convertito a Vimeo è stato dettato da una causa di forza maggiore. Ma la piazza ha ancora la sua funzione?
Quando esco per strada non faccio spettacoli, ma lotta sociale, lotta politica, la stessa che è sempre presente nei miei spettacoli. Il teatro ognuno lo ha dentro di sé: basta saper parlare e leggere libri, cosa che succede sempre di meno, nonostante il coronavirus. Questo mi dispiace perché poteva essere un’occasione per riscoprire classici come Orwell, Gianni Rodari, Ennio Flaiano, ma anche un Walter Bonatti che parla delle montagne mentre scopre il mondo. Non leggo solo classici, ma anche gli alpinisti essendo figlio di un grande geologo qual era mio padre.
Spiega ad un Millenial cosa vuol dire essere di sinistra
Non essere di destra
Progetti futuri?
Un mio spettacolo, che sarà prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo nel 2057, quando Simone Cristicchi avrà ottant’anni e io ottantacinque, faremo un omaggio a Beckett e al suo Aspettando Godot. L’ho già chiamato Beckettaspetti. Sarà lo spettacolo finale del duo Cristicchi-Rivera. Un po’ come fecero Robin Williams e Steve Martin quando portarono a Broadway “Aspettando Godot”. Ovviamente Steve Martin è Simone e io sono il pazzoide di Williams. Vorrei tornare a fare anche un one-man-show a voce libera, come sto facendo adesso con te.
Lo proporresti alla Rai?
È il teatro che si aspettano… e io mi aspetto che Di Meo si occuperà qualcuno, che magari fanno una Coletta per me, che so… un Matassino pe’ Rivera, mentre Calandrelli Rivera sul tavolo come n’asso. Mi auguro davvero che possano aiutare il teatro dedicandogli un canale Rai. C’è Rai Storia, Rai Cinema. C’è Rai Play, che ha lanciato Fiorello con un budget enorme, in parte recuperato con la pubblicità, ma i cui contenuti spero migliorino. Il mio auspicio è che la Rai, che è un servizio pubblico finanziato col canone dai contribuenti italiani, dia soldi pubblici anche per avere un teatro di qualità come quello di Antonio Rezza, di Celestini, Bergonzoni. Non parlo di cabaret, ma di teatro vero. Il teatro canzone, ad esempio, oggi è quasi sparito dalla televisione. Credo di essere uno degli ultimi in Italia a farlo. Con quella pazzoide genialità di Enzo Iannacci, che mi diceva sempre “devi cantare di più”. E quando gli rispondevo “sono stonato come te”, lui mi diceva “perfetto, per questo devi cantare di più”.
Perché credi sia scomparso? Cosa credi manchi? Gli ideali politici, il senso di lotta…
Il teatro canzone oggi lo vedi solo se rimandano in onda qualcosa di Gaber. Credo dovrebbe essere insegnato nelle scuole. Ci sono stati presidi che me lo hanno chiesto, ma si sono scontrati con la burocrazia. Io andrei là anche col cappello in testa, quello che c’hanno mi danno, anche una merendina… Ci sono cantanti che i giovani neanche conoscono, come Ivan Graziani, De André, ma finché non conoscono altro continueranno a sentire testi sterili. La canzone italiana oggi, a parte qualche piccolo esempio che non so quale sia … l’ho detto apposta per dare un po’ di speranza…è l’unica cosa così sterile che non prende manco il virus.