Piera Degli Esposti: «L'8 marzo non è la Festa di San Valentino» | Giornale dello Spettacolo
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Piera Degli Esposti: «L'8 marzo non è la Festa di San Valentino»

Per l'attrice il movimento ha portato "le donne al grido in strada mentre prima erano abituate in casa al sussurro". E vede molte ragazze attente a questa spinta ideale

Piera Degli Esposti: «L'8 marzo non è la Festa di San Valentino»
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7 Marzo 2019 - 20.20


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«Il femminismo va ricordato perché le donne erano abituate in casa al sussurro e sono andate in strada passando al grido: il passaggio dal sussurro al grido è stato storicamente importantissimo». Piera Degli Esposti, invitata da globalist.it a dire come vede l’8 marzo e celebrazioni annesse, da attrice e autrice qual è evita gli inciampi della cronaca stretta e riflette sull’argomento ampliando l’orizzonte. Attrice di teatro, tv e cinema tra le più versatili della scena italiana, dai palcoscenici più sperimentali agli sceneggiati, risponde al telefono di casa sua alle undici di sera. E mette subito in chiaro un concetto-cardine: l’8 marzo non sia come la festa di San Valentino.

Femminismo: come si declina oggi?
La festa dell’8 marzo sembra diventata al festa di San Valentino: va benissimo che gli innamorati raccontino le loro gesta ma ha un che di retorica. Invece ci sono cose che andrebbero ricordate.

Quali?
La memoria. Sono completamente d’accordo che si faccia il “Giorno della memoria” e non solo su cose atroci ma anche su altre. La memoria è come la paura, è una attenzione. La paura ti fa immaginare una caduta prima che tu cada e in questo modo non cadi, se hai paura di cadere, stai attento. Per cui la paura ha una sua utilità, ti aiuta ad immaginare qualcosa prima che avvenga e impedisce che avvenga. Per esempio se immagini di cadere per le scale.

E come si lega all’8 marzo? Ai diritti delle donne?
La paura è utile in quanto ti fa stare in campana. Questo si collega con la memoria, che è importante come la paura. Quando vedi il Giorno della memoria ti domandi: “Può tornare questo?”. E metti in moto la paura che torni qualcosa come quella tragedia. Allora facciamo un discorso femminista: la mimosa … , l’8 marzo … Noi vediamo il femminismo con gli slogan, ci sembra un quadro un po’ vecchio, neanche tanto da ricordare. Invece va ricordato come il Giorno della memoria. Quando è il giorno in cui le donne sono andate per la strada? Questa è la domanda da porsi. Le donne sono andate per strada attraverso il femminismo. Il movimento ha portato tutte le donne, dalle più anziane a quelle incinta, è un avvenimento che non va dimenticato. Il femminismo va ricordato perché le donne erano abituate in casa al sussurro e sono andate in strada al grido: il passaggio dal sussurro al grido è stato storicamente importantissimo.

Adesso? C’è maggior sensibilità … ? Più attenzione?
Quando vediamo il grido adesso? Quando c’è un fatto scandaloso, lo sentiamo a tratti il grido. Invece lì è stato un grido continuo di donne a piedi, in bicicletta e non va dimenticato perché voglio fare un discorso della memoria sull’8 marzo, non un San Valentino

Alle ragazze di oggi cosa dice il femminismo?
Prendiamo esempi concreti. Alla casa internazionale della donna a Roma ci sono anche donne anziane e vanno ragazze giovani che leggono cose che riguardano anche donne anziane, le frequentano. La mia risposta è sì: quelle che conoscono sentono come il femminismo sia stato una polvere, un ardore che è entrato dentro ed è rimasto, come un odore. A mio avviso oggi più di ieri le ragazze sentono questo odore.

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