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Il 'testamento' di Franca Valeri: il femminismo è sentimento, non militanza

Nel Teatro della Compagnia, dove il sindaco Dario Nardella le ha consegnato le Chiavi della Città, Franca Valeri era coinvolta nel festival l''Eredità delle donne'

Il 'testamento' di Franca Valeri: il femminismo è sentimento, non militanza
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22 Settembre 2018 - 19.10


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Un mito, una leggenda. Una grandissima: vecchiaia, comicità, sentimenti, teatro, cinema: una specie di ‘testamento pubblico’, condito da tanta ironia, su vari temi, persino il rapporto con Sofia Loren.
Un ‘testamento’ che l’attrice Franca Valeri ha condiviso a Firenze dove una sala, colma e in piedi, l’ha applaudita a lungo. Nel Teatro della Compagnia, dove il sindaco Dario Nardella le ha consegnato le Chiavi della Città, Franca Valeri era coinvolta nel festival l”Eredità delle donne’ rassegna-staffetta fra le generazioni promossa da Fondazione Cr Firenze.
Intervistata da Serena Dandini, direttrice artistica della manifestazione, ha dispensato consigli, osservazioni, ricordi, offrendoli con levità proprio come se volesse lasciare – oltre i suoi scritti, libri e testi – un’eredità morale e culturale a chi verrà dopo.
“E’ importante trasmettere alle giovani donne il messaggio che non si dimentichino mai di essere intelligenti”, ha detto Franca Valeri. “Le donne sono importanti se sono coscienti di essere da questa parte” dell’umanità. “Si sa che sono necessarie, non si può farne a meno – ha proseguito – sapere questo è una forma di femminismo, anche se a me non è mai piaciuto il termine perché bisogna che siano coscienti che non è una militanza, è un sentimento”.
Franca Valeri, 98 anni, dopo aver confessato di “aver sempre avuto la sensazione che sopra di me c’era una testa che non era quella di una vecchia”, ha detto: “La vecchiaia non piace a nessuno, però è un sentimento che matura a poco a poco ed è una forma di pudore essere preparati alla vecchiaia”. “Non ci si può arrivare impreparati, per esempio tagliarsi, come fanno tutte, la faccia”, ha alluso ai lifting. E, entrando nell’ambito più strettamente professionale l’artista, ha suggerito, con garbo antico, che “è bello parlare poco e vedere che ti ascoltano. La misura è il segreto dei grandi autori, una parola di più guasta il testo, bisogna stare attenti”. Mentre sull’arte di saper far ridere, lei attrice comica, ha spiegato: “Quando senti che parte la risata del pubblico è un momento di felicità assoluta”.
“Sapevo di avere questo dono di natura, lo vedevo anche in casa mia, dove anche gente impensabile – ha ironizzato – come mio padre e mia madre, ridevano. Saper di avere la capacità di far ridere è una cosa tra le più belle che mi potevano capitare” nella vita. Invitata a un confronto con Sofia Loren, con cui lavorò insieme e a cui è legata da lunghissima amicizia, Franca Valeri ha concordato di esser stata considerata, a suo tempo, un esempio di donna “molto moderna” nell’immaginario collettivo. “Ma – ha specificato lei stessa sorridendo – con una differenza abissale con Sofia: la sua bellezza. E io, anche nel film, non ho mai mostrato invidia”.
Ha ricordato che “quando Sofia, oltre la bellezza, accettò una parte dove essere più modesta – Sofia è una donna molto intelligente -, e si mise nelle mani di De Sica, le ha fatto fare un personaggio molto bello che unisce la modestia e la bellezza insieme, che è cosa rara”. “Ogni tanto ci vediamo e lei mi ricorda come un momento bello della sua vita”, ha aggiunto. Tra i ricordi c’è proprio ‘Il segno di Venere’. “Doveva essere con due sorelle – ha detto – ma quando è stata scritturata Sofia, fu capito che difficilmente si poteva fare così. Allora diventammo due cugine!”.

 

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