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Amore mio aiutami: al Teatro Spazio Uno di Roma

Claudia Genolini il nuovo spettacolo della Freaky Lab in scena dal 3 al 15 febbraio 2015: è tratto dall'omonimo film di Alberto Sordi con Monica Vitti.

Amore mio aiutami: al Teatro Spazio Uno di Roma
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16 Gennaio 2015 - 12.44


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Debutta in anteprima nazionale al Teatro Spazio Uno di Roma il nuovo spettacolo della Freaky Lab, “Amore mio aiutami” diretto da Claudia Genolini e tratto dall’omonimo film del 1969 di Alberto Sordi con Monica Vitti come coprotagonista femminile. Questo inedito adattamento meta-teatrale vanta l’esclusiva dei diritti sulla sceneggiatura del compianto Rodolfo Sonego.

La vita di Raffaella e Giovanni scorre tranquilla e amorevole: sposati da anni, vivono in un equilibrio praticamente perfetto. Amici, lavoro, una bella casa, tutto quello che gravita nel loro universo è stabile e sereno. Borghesi, progressisti, pragmatici e razionali, non c’è nulla che possa in apparenza smuovere le loro salde fondamenta. Quando Raffaella confessa al marito Giovanni di aver preso una sbandata per un altro uomo, però, Giovanni si scopre in realtà piu geloso e insicuro di quanto voglia ammettere. Per non deludere la stima di sua moglie, quindi, si finge disinvolto nell’accettare i nuovi sentimenti della moglie, finendo addirittura per aiutarla a conquistare la sua nuova fiamma. La trama prende slancio tra contraddizioni ed equivoci, slanci di sincerità e bugie dalle gambe corte, ma l’umorismo e le risate iniziali cedono lentamente il passo a un riso sempre più amaro, dai risvolti malinconici e grotteschi, tipici del genere nazionale per eccellenza, la “commedia all’italiana”.

La Compagnia Freaky Lab nasce nel 2012 a Roma, vanta 6 spettacoli in attivo e una media di oltre 500 spettatori per ogni allestimento. Tutti firmati dalla regia di Claudia Genolini (presidente della compagnia e regista, ma anche autrice, attrice lei stessa e cantante), gli spettacoli della Freaky Lab sono quasi diventati dei cult nel panorama dell’Off Romano. La compagnia si compone di quattro giovani professioniste under 30: Claudia Genolini, appunto, Francesca Bellucci, Luisa Belviso e Ludovica Di Donato (tutte e tre attrici). La scommessa artistica che la Freaky Lab si propone è ambiziosa: in un periodo storico in cui il linguaggio cinematografico è diretto e stimolante, ma quello teatrale è ancora sinonimo di qualità e cultura, l’obiettivo della compagnia è “fondere” le due arti per crearne, se vogliamo, una terza: il cinema a teatro, o un teatro cinematografico, come si preferisce.

Gli spettacoli Freaky Lab quindi, oltre a vantare una ecletticità di genere (che passa dal pulp alla black-comedy, dal dramma sentimentale alla commedia all’italiana), possono vantare anche una commistione di linguaggi, un melting pot tecnico e artistico che spera di abbracciare quanti più uditori possibili: il “qui ed ora” del teatro strizza l’occhio ad un rincorrersi di scene, che si susseguono come in un montaggio cinematografico, disegni luce da set hollywoodiano e ritmi incalzanti da teatro brillante, tutto fuso in un unico prodotto, nel tentativo di rinnovare il “modo” di fare teatro, e creare qualcosa che pure rispettando la tradizione, vada al passo coi tempi.

Prima dopo e durante lo spettacolo, la Freaky Lab creerà un documentario dal sapore teatrale in cui vengono finalmente svelate tutte le tappe che rimangono solitamente dietro le quinte: dal riadattamento del testo, agli impegni burocratici, ai numerosi provini e alla difficile selezione dell’attore “giusto”, passando per le prove, la creazione artistica, l’allestimento, i ripensamenti, le grandi intuizioni in fase creativa e le piccole insicurezze del debutto. Tutto questo per far vedere l’altra faccia del teatro: non solo quella dei riflettori e degli applausi a sipario aperto, ma anche quella nascosta della passione, di un vero e proprio “artigianato” artistico che si svela e di un progetto che man mano prende forma, dopo ogni colpo di scalpello. In questo documentario si seguiranno passo dopo passo le fasi che hanno permesso di portare “Amore mio, aiutami!” sulla scena, cercando di trasmettere, per quanto possibile, tutte le emozioni che lo hanno accompagnato.

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