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Un cinema itinerante sotto le stelle: la vita di David e Francesca

Dalla Mongolia fino in Grecia, c'è una famiglia veneta che ha scelto di rendere la propria vita un viaggio: il progetto porta il nome di "Cinéma du Désert"

Un cinema itinerante sotto le stelle: la vita di David e Francesca
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24 Marzo 2025 - 17.49 Culture


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È una vita straordinaria quella che conducono David Bortot e Francesca Truzzi, due giovani veneti che hanno scelto di portare il cinema nei luoghi più remoti del mondo. Con le loro figlie e un camion-casa-schermo itinerante, attraversano paesi come la Mongolia e la Grecia, dove raggiungono villaggi sperduti e campi profughi per proiettare i capolavori della settima arte, là dove nessuno ha mai avuto l’opportunità di vederli. Un vero e proprio “cinema sotto le stelle” che è iniziato come un’idea semplice: qualche serata di proiezioni all’aperto per condividere il loro amore per il cinematografo, ma che poi è diventato un progetto di vita. La loro storia, raccontata in un’intervista per Il Corriere del Veneto, sembra un racconto felliniano.

La loro avventura è cominciata nel 2009, quando il loro camion con maxi-schermo è partito per il Mali, dove hanno prestato il loro impegno come volontari per la Ong Bambini nel Deserto. Da lì, sono giunti a Timbuctu, per poi proseguire in altri angoli remoti del mondo. Il progetto, che porta il nome di “Cinéma du Désert”, ha assunto diverse forme nel tempo: oltre ad essere un cinema itinerante, è diventato anche una mostra fotografica. Le immagini, che raccontano il loro viaggio, sono state immortalate dalla fotografa Fiorella Baldisserri, esposte attualmente al “Monfest” di Casale Monferrato, dove resteranno fino al 4 maggio. Le fotografie raccontano la vita di Davide, Francesca e le loro due figlie, Zaira Sahara e Leila Jargal, che vivono in viaggio insieme alla loro gatta Mei e il cane Op.

Le piccole, una frequentante la scuola primaria e l’altra l’infanzia, seguono il programma scolastico grazie alla disponibilità delle loro insegnanti, che hanno creato un canale di didattica a distanza. Papà Davide spiega con entusiasmo: “Le nostre figlie sono nate in movimento. L’aspetto dell’avventura e della casa su ruote fa parte della loro vita: ogni giorno aprono la porta del camion-casa e si trovano di fronte ad una nuova cultura. Il viaggio e l’incontro con le altre persone sono la prima scuola”. Se per due adulti la scelta di vivere una vita nomade è una decisione consapevole, è più difficile immaginare due bambine cresciute lontano dalla tecnologia. Ma, come spiega Francesca, le loro figlie sono cresciute a contatto con la natura, conoscono persone e vivono di esperienze, senza particolari mezzi tecnologici. “Non siamo talebani della tecnologia – racconta la mamma – Non abbiamo Tv né tablet, ma lascio che usino il cellulare per fare foto o guardare cartoni animati con gli amici. Però, di solito, i passatempi sono giochi, libri e tanta fantasia”.

Quando non sono in viaggio, la famiglia vive in un camion trasformato in casa a Mutonia, una comunità di artisti e artigiani a Santarcangelo di Romagna, dove si dedicano al recupero e al riuso. In questi giorni, la famiglia Truzzi-Bortot si trova in Marocco, ma il loro ritorno in Italia è previsto per maggio.

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