Bezos, Musk e Zuckerberg mettono il turbocapitalismo al treno di Trump per cambiare l'Europa 'antidemocratica' | Giornale dello Spettacolo
Top

Bezos, Musk e Zuckerberg mettono il turbocapitalismo al treno di Trump per cambiare l'Europa 'antidemocratica'

I tre novelli filosofi del neoliberismo vogliono riformare quel vecchio e antiquato continente che si ostina a parlare di privacy, regolamentazioni e controllo dei socialmedia

Bezos, Musk e Zuckerberg mettono il turbocapitalismo al treno di Trump per cambiare l'Europa 'antidemocratica'
Musk, Bezos e Zuckerberg
Preroll

Marcello Cecconi Modifica articolo

14 Gennaio 2025 - 16.00 Culture


ATF

Lo diceva anche John Belushi in Animal House: “Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare”. Il gioco, nel nostro caso, è quello di salire su un treno prima che il capostazione ne fischi l’avvio. Il treno non è una “Frecciarossa” o un “Italo” qualsiasi, che in questi giorni sono la dannazione di Matteo Salvini, ma quello fermo da quattro anni, ma ora tirato a lucido, di Donald Trump. I duri sono Jeff Bezos, Elon Musk e Mark Zuckerberg, i tre alfieri del turbocapitalismo digitale che hanno trovato improvvisamente una nuova illuminista missione: salvare la democrazia mondiale dalla pericolosa Europa.

Da tutto ciò partono le gesta eroico-ideologiche dei tre novelli filosofi del neoliberismo che vogliono riformare quel vecchio e antiquato continente che si ostina a parlare di privacy, regolamentazioni e controllo dei social media. Roba da preistoria. Tutto ha preso il via dal momento in cui Donald Trump, fresco del suo ritorno scenico, ha abbracciato con fervore “disinteressato” la causa dei tre magnati tecnologici.

“L’Europa è diventata una prigione della libertà d’espressione!” hanno tuonato all’unisono i tre prima che Musk, mai avaro di colpi di scena, decidesse di metterci il carico da novanta intervistando in esclusiva per la sua X, Alice Weidel, la leader dell’AfD. E giù roba come “La censura europea è come quella di Hitler,” si è lamentato il padrone di Starlink, con un’espressione corrucciata, mentre Weidel, dall’altro lato, annuiva con l’entusiasmo di un bambino che sale per la prima volta sui calcinculo. “Regolamentare i social media è come bruciare i libri,” sottolineava ancora Musk tra i gemiti di tripudio della copresidente della formazione post nazista che nelle prossime elezioni di febbraio punta all’exploit in Germania.

Il parallelismo tra le leggi contro la stampa di Hitler e le regolamentazioni europee dei social ha lasciato di stucco persino gli esperti negazionisti di storia contemporanea che, superati a destra, rischiano la disoccupazione. Dunque, la nuova retorica è “democrazia significa zero regole”? Ma certo. Anche Bezos è d’accordo e con il suo consueto pragmatismo ha bofonchiato “Questa è una questione di libertà economica, se le restrizioni europee ci impediscono di raccogliere i dati dei cittadini come faremo a vendere loro prodotti di cui non hanno bisogno?” E anche Zuckerberg, il cyborg umano, si è adeguato con sussiego e atteggiando il suo leggiadro volto ad un sorriso forzato sbottava “Regolamentare i social media significa mettere un bavaglio alla verità, e la verità è che i nostri algoritmi sanno cosa è meglio per tutti.”

Dal canto suo, la vecchia Europa, come sempre si è difesa con il carisma che può avere il fruscio di un vecchio fax tra i ragazzi e le ragazze della generazione Z. “La regolamentazione serve a proteggere i diritti dei cittadini,” ha borbottato qualche funzionario di secondo piano, guardandosi attorno con circospezione, mentre la narrativa del trio tech, amplificata dai loro social media e dalle piattaforme che controllano, faceva breccia nei cuori dei complottisti globali.

E allora lasciamoci andare a questa visione distopica della nuova “democrazia dispotica” che l’alleanza tra i padroni del digitale e la politica populista americana, e non solo, lascia intravedere. Svuotiamola questa “vecchia e malata democrazia” di ogni suo senso originale e organizziamo la libertà d’espressione come sinonimo di caos totale.

Forse, più che un treno, sarebbe il caso che facessimo in modo di farli salire su un nuovo autobus: quello della realtà.

Native

Articoli correlati