di Lorenzo Lazzeri
Le Università italiane sono state bloccate per due giorni in alcune di quelle funzioni che sono diventate essenziali per la vita degli atenei essendosi bloccati tutti i servizi online. A offrire questi servizi agli atenei è l’ infrastruttura del CINECA che è stata recentemente messa a dura prova da eventi meteorologici estremi che ne hanno rivelato la vulnerabilità. Nonostante il ripristino graduale dei servizi, forse è tempo di rivedere le strategie a sua protezione. Il recente evento meteorologico che ha sconvolto la Città Metropolitana di Bologna e nei giorni 20 e 21 ottobre 2024 ha mostrato con chiarezza implacabile le debolezze strutturali del CINECA, causando una prolungata interruzione dei servizi, con l’arresto delle attività per le università consorziate. Per quanto concerne il supercomputer Leonardo, non si hanno ancora notizie precise sul suo stato operativo, ma sembra che, come gli altri sistemi, non sia stato interessato direttamente, ma questo rimane come ulteriore segnale delle difficoltà nell’affrontare la situazione emergenziale.
L’incidente, sebbene ora risolto, ha messo in luce carenze sistemiche che trascendono la mera contingenza meteorologica: è emersa in tutta la sua criticità l’inadeguatezza dell’attuale collocazione geografica del data center e della sua architettura di disaster recovery, incapace di garantire la protezione dalle vulnerabilità ambientali sempre più frequenti nella pianura emiliana. A conferma di questo, il Professor Marco Gori, ordinario di ingegneria presso l’Università di Siena e rappresentante dell’Assemblea Consortile del CINECA, ha rivelato che l’evento disastroso è stato causato dall’alluvione che ha colpito la power station di alimentazione (elettrica) del data center di Bologna, ma tuttavia, sul perché non sia stato attivato un minimo sistema di backup, utile a preservare almeno i servizi essenziali, ha mantenuto un silenzio prudente, lasciando intendere che una mancanza di ridondanza potrebbe essere stata la causa fatale.
CINECA, pur essendo riconosciuto per l’eccellenza tecnologica delle sue infrastrutture, non può più permettersi di ignorare l’urgenza di adottare strategie più resistenti, che includano una ridondanza distribuita geograficamente per garantire la protezione dei servizi in caso di eventi estremi, che paiono ormai essere una costante in crescita. La continuità operativa non si esaurisce nella sola sofisticazione delle tecnologie di calcolo, ma dipende in larga misura dalla capacità di anticipare e fronteggiare tempestivamente emergenze di vasta scala, come quella appena occorsa.
Non si tratta più, dunque, solamente di aggiornare le infrastrutture tecnologiche, bensì di ripensare l’intero paradigma della protezione delle risorse critiche del Paese. La mancanza di un sito di backup adeguatamente distante rappresenta una falla significativa nel sistema: un’infrastruttura di tale importanza non può restare esposta a rischi simili senza un piano chiaro per una rapida ripresa operativa. È un problema che si estende a livello nazionale e che necessita di una soluzione commisurata all’importanza del ruolo che il CINECA riveste nella comunità accademica e scientifica italiana. Come sottolineato dal Professor Gori, si tratta di un monito da cui il consorzio trarrà certamente lezione, per predisporre nuovi e più efficaci piani di emergenza.
Contestualmente, non si può ignorare la rilevanza dei servizi che eroga quotidianamente alle università italiane, attraverso piattaforme come ESSE3, gli studenti sono supportati in ogni fase della loro carriera accademica: dall’iscrizione ai corsi alla consultazione degli orari delle lezioni, dalla gestione degli esami all’accesso ai materiali didattici. Il consorzio offre, inoltre, sistemi essenziali come l’Anagrafe Nazionale Studenti, la gestione dei concorsi, le abilitazioni scientifiche e una vasta gamma di risorse digitali per l’amministrazione universitaria, il supporto alla didattica e alla ricerca.
La recente crisi ha dimostrato che, nonostante l’elevata sofisticazione tecnica e l’enorme potenzialità computazionale, l’infrastruttura del CINECA non è invulnerabile. Risulta quindi necessario, e urgente, un ripensamento strategico che non si limiti esclusivamente all’ambito tecnologico, ma che includa anche una revisione della localizzazione fisica e delle misure di protezione contro eventi critici. Ripensare l’impensabile, affrontare le vulnerabilità strutturali e riesaminare le misure di disaster recovery diviene imperativo. Solo in questo modo il CINECA potrà garantire in futuro una resistenza adeguata al suo ruolo cardine nel panorama scientifico e tecnologico italiano.