di Gabriele Bisconti
Hamish Kerr è il nuovo re del salto in alto, dopo aver saltato 2.34 e sconfitto McEwen allo spareggio (fase della gare finora quasi inesplorata) in una gara che sembrava non voler finire mai.
Con l’assenza più che giustificata di Gianmarco Tamberi dalla corsa per il metallo più prezioso, il ruolo di protagonista se l’è preso il 26enne piemontese Stefano Sottile che, contro qualsiasi pronostico della vigilia, ha accarezzato la medaglia in una delle specialità più iconiche, quella che premia l’uomo che sa volare verso il cielo con il solo ausilio del suo corpo. La quarta piazza è un ottimo punto di partenza per lui dopo anni tribolatissimi.
Delusione immensa, invece, per Mutaz Barshim, che sperava di diventare il primo saltatore a conquistare due ori olimpici in carriera (proprio come Tamberi, visto che condivisero il gradino più alto del podio a Tokyo 2020), ma il qatariota ha commesso due errori a 2.36 e fallito il tentativo supremo a 2.38, dovendosi così accontentare della medaglia di bronzo.
Un capitolo a parte lo merita Gianmarco Tamberi che, nonostante le più controverse e impreviste sventure di salute, è comunque riuscito a partecipare alla gara. Gimbo, con cuore, adrenalina e soprattutto pensando a tutti i sacrifici fatti per provare il bis-olimpico, è riuscito almeno a superare (seppur al terzo tentativo) la misura di 2.22 che, in condizioni più che precarie, è già un miracolo averla raggiunta.
Contemporaneamente allo spareggio del salto in alto, si è svolta la finale della staffetta 4×400 uomini, che si è conclusa con uno spettacolare trionfo degli Stati Uniti che, con il tempo complessivo di 2’54″43 hanno stabilito anche il nuovo record olimpico. Dietro agli statunitensi sono arrivati il Botswana (2’54″53) e la Gran Bretagna (2’55″83).
L’Italia, che schierava Scotti, Sibilio, Aceti e Sito ha chiuso in settima posizione (2’59″72), in seguito a due cambi di testimone non eseguiti al meglio.
In una serata dolceamara, l’unica certezza resta il massimo impegno messo da parte di tutti gli atleti azzurri che, nello sport in generale, è la cosa più importante di tutte.