di Pancrazio Cardelli Anfuso
Inizia con una vittoria il campionato europeo dell’Italia di Spalletti, detentrice del trofeo ma poco quotata al borsino dei possibili vincitori, per le vicissitudini seguite al trionfo londinese del 2021, con l’eliminazione dai mondiali e l’addio del CT vincente Roberto Mancini.
Un avvio di gara che richiama alla memoria quello della notte di Mar Del Plata, Argentina, 1978, esordio mondiale dell’Italia di Bearzot: una fuga profonda di Didier Six, conclusa con un cross sul quale si avventava Lacombe, bruciando sul tempo Bellugi. Neanche un minuto, quella volta: stavolta ancora più veloce, l’errore di Dimarco che batte in modo avventato un fallo laterale servendo un comodo pallone a Bajrami, il quale, memore del gol segnato allo stesso Dimarco nella partita vinta dal Sassuolo per 2-1, non si fa pregare e fulmina Donnarumma con un tiro potente.
In Argentina l’Italia ci mise un tempo a ribaltare il risultato, con le reti di Rossi e Zaccarelli. Stavolta la reazione è immediata e produce rapidamente il pari, con Bastoni che corregge di testa in rete un cross di Pellegrini, emendandosi dalle responsabilità sul gol albanese, in correo con Dimarco, e il vantaggio, con un tiro secco di Barella, al rientro dopo qualche apprensione dovuta a un fastidioso infortunio. L’interista si conferma decisivo: da tempo sembra il calciatore italiano più forte e più inserito nei palcoscenici internazionali.
L’Italia va forte nel primo tempo, palleggio, ritmo, affondi pericolosi, possibilità di arrotondare il risultato negate da ottimi interventi dell’ex laziale Strakosha, che si conferma fortissimo tra i pali quanto incerto in uscita. L’Albania cerca di resistere ma è un poco passiva, l’Italia insiste ma piano piano si mette a gestire e la partita perde d’intensità. Pochi i palloni giocabili per Scamacca, l’uomo che dovrebbe risolvere la crisi del ruolo del centravanti in azzurro. L’Italia si specchia un poco nella sua chiara superiorità, la girandola dei cambi non modifica l’inerzia della gara, che scivola con gli azzurri in controllo, finanche eccessivo, perché a questi livelli può capitare una disattenzione e il vantaggio minimo non mette al riparo da sorprese.
Allo scadere del novantesimo uno splendido lancio di Asllani trova Manaj, che supera un distratto Calafiori, impeccabile esoridente fino allora, e calcia in porta a colpo sicuro, con Donnarumma che si protende alla disperata verso di lui, riuscendo a respingere, col corpo, tra spalla, ascella e tronco, in modo fortunoso ma efficace. Finisce in gloria, ma il brivido c’è stato: ora la nazionale è attesa dalla prova più difficile, contro la Spagna che ha liquidato con tre gol nel primo tempo la Croazia, in declino ma piena di nomi importanti.
La prestazione degli azzurri è stata confortante, almeno per un tempo, e buona è stata la reazione al colpo imprevisto subito a freddo. L’Albania, però, non era il banco di prova più attendibile per pesare le qualità dell’Italia, che è attesa alla difficile difesa del titolo conquistato a Wembley, alla fine di una bellissima galoppata.
Appuntamento a giovedì 20, ore 21, a Gelsenkirchen, nello stadio dello Schalke 04.
Pagelle: Donnarumma 6,5; Di Lorenzo 5,5, Bastoni 6,5, Calafiori 6, Dimarco 6-; Frattesi 6,5, Jorginho 6, Barella 7; Chiesa 6,5, Scamacca 6, Pellegrini 6. Subentrati Cambiaso per Chiesa e Cristante per Pellegrini al 77’, Darmian e Retegui all’83’ per Dimarco e Scamacca, Folorunsho al 92’ per Barella.