L’articolo era comparso su Globalist (e nel sito associato culture.globalist) il 10 febbraio 2020. Si intitolava: “Roma individualista, solitaria e addormentata ma anche città-mondo” nel quale Antonio Salvati, nostra firma della cultura e appartenente alla comunità di Sant’Egidio tracciava un quadro poco lusinghiero della Capitale puntanti l’indice – tra l’altro – sul fallimento del progetto M5s che secondo l’autore aveva favorito l’anti-politica in un contesto strangolato dalla burocrazia.
Diceva tra l’altro l’autore: “Non c’è oggi traccia di un’idea di Roma che la politica o il mondo culturale abbiano lanciato. Tanto meno un destino comune. Eppure lo studioso tedesco Theodor Mommsen, già a fine Ottocento, avvertiva: «A Roma non si sta senza avere dei propositi cosmopoliti»”. Nell’articolo l’analisi sulla Capitale (che non riguardava solo la gestione M5s) era impietosa.
E in contrapposizione alle tante forme di disgregazione veniva citato il ruolo della Chiesa: “La Chiesa ha l’unica rete sul territorio con circa 350 parrocchie e un migliaio d’istituti religiosi, nonché realtà molte attive come la Comunità di Sant’Egidio. Il cristianesimo e la presenza del papato hanno fatto di Roma una città-mondo, che non vive solo per se stessa. Non a caso papa Francesco nel suo messaggio ai romani, in occasione dei 150 anni di Roma Capitale, ha parlato di Roma come «risorsa dell’umanità», «spazio universale, cattolico, ecumenico» negli anni del Concilio, ma anche scenario, in passato, dell’orrore della Shoah in cui la Chiesa fu – come ha ben raccontato Andrea Riccardi – «uno spazio di asilo per i perseguitati: caddero antiche barriere e dolorose distanze”
E si citava ancora il Papa: «Non possiamo vivere a Roma “a testa bassa”, ognuno nei suoi circuiti e impegni (…) Abbiamo bisogno di una visione comune. Roma vivrà la sua vocazione universale, solo se diverrà sempre più una città fraterna. Abbiamo bisogno di riunirci attorno a una visione di città fraterna e universale, che sia un sogno proposto alle giovani generazioni. Tale visione è scritta nei cromosomi di Roma. (…) Spesso la dimenticanza della storia si accompagna alla poca speranza di un domani migliore e alla rassegnazione nel costruirlo. Assumere il ricordo del passato spinge a vivere un futuro comune. Roma avrà un futuro, se condivideremo la visione di città fraterna, inclusiva, aperta al mondo. Nel panorama internazionale, carico di conflittualità, Roma potrà essere una città d’incontro».
Capita adesso che alcuni passaggi di questo articolo di Antonio Salvati siano finiti nel cosiddetto programma del candidato della destra (e di molti fascisti, a giudicare d diversi impresentabili in lista) Michetti.
Che ha attinto da questo articolo pezzi senza citare né la testa e soprattutto l’autore.
Il che dimostra il livello di improvvisazione delll’improabile candidato di centro-destra, così stupefacente che l’imitazione di Giorgia Meloni che si lamenta dell’incapacità del candidato a sindaco fatta da Sabina Guzzanti è fin troppo realistica.
Come può uno che per la destra vuole arrivare al Campidoglio citare Globalist? Così, a casaccio. Dimenticando – ad esempio – che nell’articolo di Salvati c’era scritto altro: “Il Papa ha significativamente aggiunto che «c’è una domanda d’inclusione scritta nella vita dei poveri e di quanti, immigrati e rifugiati, vedono Roma come un approdo di salvezza. Spesso i loro occhi, incredibilmente, vedono la città con più attesa e speranza di noi romani che, per i molteplici problemi quotidiani, la guardiamo in modo pessimista, quasi fosse destinata alla decadenza». Quanto sarebbe stato bello se Michetti avesse fatto proprie queste osservazioni. Ma a giudicare dalla fauna che si è vista in piazza del Popolo all’iniziativa con Giorgia Meloni e dalla fauna che lo appoggia sembra proprio che da quelle parti siano fermi all’invasione dei clandestini, al mamma li turchi, a sono tutti spacciatori e ci rubano case e lavoro. Invocando blocchi navali e visite ai citofoni per denunciare la presenza di stranieri.
Che dire? Copiare senza farsi beccare è un’arte di cui non tutti sono capaci. E soprattutto, se citi (senza citare l’autore) un articolo di Antonio Salvati in cui si parla del ruolo della Chiesa e di Francesco non ti circondare di fascisti e razzisti. E magari ispirati a Bergoglio allontanandoti da quelle cricche di sedicenti cristiani che usano il crocifisso come una clava e che lo vogliono morto e sperando in un rapido Conclave.