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Asperger: rifiutato dal collocamento disabili, trova lavoro grazie alla radio

Milano, il giovane ha incassato tre no dal collocamento: il suo caso, raccontato da Nicoletti a Melog. Anche noi disabili. Storia a lieto fine: ha trovato lavoro.

Asperger: rifiutato dal collocamento disabili, trova lavoro grazie alla radio
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12 Novembre 2015 - 14.59


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Rifiutato dal Servizio inserimento lavorativo disabile, trova lavoro grazie a una trasmissione radiofonica e all’iniziativa di un giovane imprenditore: è la “buona notizia” che ha aperto, poco fa, la puntata speciale di Melog “Anche noi autistici”, condotta da Gianluca Nicoletti su Radio24. E’ il lieto fine, annunciato ma non ancora compiuto, di una triste storia raccontata giovedì scorso alla redazione di Melog da Paolo Ubertone, papà di Stefano, un ragazzo di 22 anni con sindrome di Asperger. “Questa sindrome – spiegava il padre nella lettera inviata alla redazione – lo limita fortemente dal punto di vista relazionale, in particolar modo con le persone che non conosce bene o che incontra per la prima volta, ma non è invalidante dal punto di vista cognitivo né lavorativo. Durante tutto il percorso scolastico – racconta il padre – abbiamo faticato parecchio per supportare Stefano: non per lo studio, che ha sempre portato avanti autonomamente, ma per fungere da mediatori con la classe e gli insegnanti”.

Il primo “no” del Sil: “troppo giovane”. Con la fine del ciclo scolastico, è iniziata la ricerca del lavoro: essendo Stefano certificato invalido al 50% dalla Asl di Milano i genitori, dopo averlo iscritto alle liste di collocamento con la legge 68, si sono rivolti al Sil, il Servizio di inserimento lavorativo per le persone disabili. Qui la brutta sorpresa: Stefano è stato giudicato inadatto al lavoro perché troppo giovane. I genitori però non si sono fatti scoraggiare e hanno cercato autonomamente un lavoro per il figlio, che due anni fa ha iniziato a lavorare presso una cooperativa di tipo A, prima con uno stage poi con un contratto a tempo determinato, che poi non è stato rinnovato per mancanza di fondi.

Il secondo “no” del Sil: “Non sa relazionarsi”. Così, essendo trascorsi nel frattempo due anni e ritenendo che il figlio non fosse più “troppo giovane”, i genitori di Stefano sono tornati a bussare alla porta del Sil: “Ma è stato giudicato nuovamente inadatto al lavoro perché – così ci ha detto la dottoressa che lo ha sottoposto a colloqui – ‘non si sa relazionare’. Io non capisco – commenta sdegnato il padre – forse la dottoressa del Sil non ha ben chiara la patologia . E’ come chiedere, come condizione fondamentale per lavorare, ad un muto di parlare o ad un non vedente di leggere!”.

Il terzo “no” del Sil: “La pratica è chiusa”. Di nuovo, i genitori si sono attivati autonomamente e, qualche mese fa, hanno trovato un’altra occupazione per il figlio, presso la cooperativa di tipo B “Autonomia la Spiga”. Il progetto prevedeva un training e poi l’assunzione. Sono state quindi preparate le carte e sono state inoltrate al Sil, perché almeno sovvenzionasse il training. “Ma ci è stato risposto che la posizione di Stefano era stata ormai chiusa e non era possibile riaprirla. Di fatto – denuncia il padre – questa nuova possibilità concreta gli è stata preclusa e il lavoro che c’era gli è stato negato”. Questa è la storia giunta alla redazione di Melog e raccontata in trasmissione da padre, giovedì scorso.

Il giovane imprenditore vuole assumere Stefano. Pochi giorni dopo, è arrivata alla stessa redazione la mail di un giovane imprenditore: “Ho appena sentito la vostra trasmissione – scrive – e potrei avere un’ interessante opportunità di lavoro per il ragazzo con la sindrome Asperger. Sono Danilo Minelli, ho 29 anni e sono fondatore di una start up in fase di crescita. Il progetto si chiama thatmorning.com e la sua mission è creare, gratuitamente, reti sociali con persone malate o con disabilità. Nel nostro team – scrive ancora Minelli – servirebbe una figura professionale come quella del ragazzo. Vi chiedo di contattarmi”.

Stamattina,”domanda e offerta” si sono incontrate in diretta: il giovane imprenditore ha parlato con il padre di Stefano, spiegandogli che “la nostra piattaforma vuole dare informazioni ai pazienti sul posto migliore in cui curarsi. Abbiamo raccolto tante informazioni e ora ci serve qualcuno che inserisca nel sistema tutti i parametri: un lavoro metodico, certosino, da fare per 8 ore al giorno. E per il quale mi sembra che Stefano possa essere perfetto. Venerdì – ha annunciato quindi Minelli – incontreremo il padre e insieme studieremo il modo per rendere l’ambiente più confortevole possibile per suo figlio e per le sue esigenze”. L’invito è stato accolto: “Domani anche Stefano verrà con me – ha annunciato il padre – Siamo fiduciosi che troverà finalmente una sua collocazione nella società”. (cl)

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