Sfregiata e in gabbia, Jenufa a Roma lotta perché le donne siano libere, non solo “madri” | Giornale dello Spettacolo
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Sfregiata e in gabbia, Jenufa a Roma lotta perché le donne siano libere, non solo “madri”

Un allestimento notevole del dramma in musica di Janáček all’Opera rimanda a soprusi, violenze e grettezze di oggi. Risaltano la regia di Claus Guth e le protagoniste

Sfregiata e in gabbia, Jenufa a Roma lotta perché le donne siano libere, non solo “madri”
Un momento dell’opera “Jenufa” di Leoš Janáček. Foto Fabrizio Sansoni - Opera di Roma 2024
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Stefano Miliani Modifica articolo

18 Maggio 2024 - 18.53


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Donne abbandonate, donne sfregiate, le cronache dei nostri giorni hanno purtroppo radici antiche. Ce lo ricorda l’opera “Jenufa”, scritta dal compositore ceco Leoš Janáček tra il 1894 e il 1903, di cui l’Opera di Roma ha dato un allestimento superbo, giocato tutto su scene essenziali e lontane da facili effetti realistici e di notevole efficacia.
Andato in scena fino al 9 maggio, lo spettacolo infila le protagoniste in grossi recinti, autentiche gabbie, in un edificio come fosse un enorme manicomio dalle gelide pareti verde pallido popolato da minacciose figure femminili vestite di nero e dove, nel secondo atto, appare e incombe un corvo-donna. In mondo così opprimente per le donne regnano colori lividi, il nero, mentre il rosso è la cuffietta di un bambino destinato alla morte o quello di un ragazzino insanguinato – una visione forse – che attraversa il palcoscenico come un agnello sacrificale.

Un momento dell’opera “Jenufa” di Leoš Janáček. Foto Fabrizio Sansoni – Opera di Roma 2024

Il dramma di una donna. Jenufa è una giovane donna nella campagna della Slovacchia morava. L’amante Števa l’ha messa in incinta solo che quell’uomo vanesio non prenderà alcun impegno, al massimo darà un sostegno economico segreto. Chi si professa innamorato di Jenufa è Laca il quale però le sfregerà il viso con un atto che potremmo dire preterintenzionale mentre la minacciava e Števa, per quello sfregio, la rifiuterà.
In quella comunità il bambino illegittimo è una vergogna. Jenufa si nasconde dalla madre adottiva, Kostelnička, sagrestana della chiesa. La quale nasconderà la figliastra, sì, eppure, di nascosto, ucciderà quel neonato nelle acque gelide di un torrente: confesserà l’infanticidio solo quando verrà scoperto il piccolo cadavere e salverà la figlia adottiva dalle accuse ingiuste di aver ammazzato il bambino.

Un momento dell’opera “Jenufa” di Leoš Janáček. Foto Fabrizio Sansoni – Opera di Roma 2024

È la trama dell’opera in cui a Roma hanno spiccato anzi tutto le doti interpretative e canore delle due protagoniste, Cornelia Beskow come Jenufa, disperata e smarrita, e Karita Mattila una stupefacente, allucinata, Kostelnička, salutate da fitti applausi (qualche minuto in più da parte del pubblico alla replica del 7 maggio non fatto danno). Molto buono il cast, appassionata l’esecuzione del direttore Juraj Valčuha su passaggi talvolta infuocati, con orchestra assai puntuale. Al Teatro Costanzi ha spiccato per asciuttezza e profondità la regia del tedesco Claus Guth.

Un momento dell’opera “Jenufa” di Leoš Janáček. Foto Fabrizio Sansoni – Opera di Roma 2024

«Jenůfa è la storia di una donna che lotta per un mondo più libero – ha riassunto il regista in una dichiarazione al teatro romano – La società è questa macchina rituale che ripete i suoi movimenti all’infinito e che distrugge tutto ciò che incontra. L’opera mostra come un’enorme pressione sociale verso il conformismo possa portare alla completa caduta di un outsider, di qualcuno che sta fuori dalla norma».

Nel ruolo del fatuo ed egoista Števa ha cantato Robert Watson, Laca roso dal rimorso cui Jenufa si affeziona ma non ama è Charles Workman, ottimo il mezzo soprano italiano Manuela Custernella. Scene di Michael Levine, costumi di Gesine Völlm, luci di James Farncombe, i video di rocafilm/Roland Horvath, drammaturgia di Yvonne Gebauer, coreografia di Teresa Rotemberg con il Corpo di ballo dell’Opera di Roma.
Lo spettacolo, per il quale il regista ottenne l’Olivier Award dopo aver esordito nel 2021 la Royal Opera House di Londra, è coprodotto tra la capitale inglese e l’allestimento romano è frutto di un meritevole progetto triennale dell’Opera sul compositore ceco.

Un momento dell’opera “Jenufa” di Leoš Janáček. Foto Fabrizio Sansoni – Opera di Roma 2024

A questo indirizzo trovate la scheda di “Jenufa” dell’Opera di Roma
https://www.operaroma.it/spettacoli/jenufa/

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