di Manuela Ballo
Sta scrivendo una “storia sentimentale” del Partito Comunista: d’altra parte chi se non il creatore di Bobo potrebbe impegnarsi in una così ardua impresa? Sergio Staino è nel suo studio di Scandicci, e lì lo raggiungo telefonicamente per conversare sul futuro del Tenco e sui problemi che derivano, a questa importante associazione culturale, in questa fase endemica di pandemia. È un gran chiacchierone e quindi, proprio per questo, è difficile sintetizzare un’intervista con lui. Ci provo.
Proprio nella scorsa settimana si è tenuto il direttivo della Fondazione: cosa avete deciso per quanto riguarda la realizzazione di questa edizione della rassegna?
La formula della rassegna della canzone d’autore che si svolgeva tradizionalmente in tre giorni e tre serate non ci sarà. Ricordo che, in ogni serata, sul palco apparivano molti artisti che eseguivano alcuni loro brani e molte personalità del mondo dello spettacolo. Perderemo molto, anche perché erano serate durante le quali ci scambiavamo opinioni sullo stato della musica italiana. Anche se avessimo fatto le sanificazioni le serate sarebbero state ingestibili e, quindi, siamo stati costretti a rinunciare. L’appuntamento è per il 2021.
Ma questo non vi ha impedito di riconoscere alcuni particolari meriti ad alcuni artisti.
Sì, a rimanere in piedi sono stati i premi di cui abbiamo già annunciato i vincitori: Brunori Sas, Tosca, Paolo Jannacci e la Nuova Compagnia di canto popolare. E per sottolineare l’importanza di questa scelta, abbiamo pensato che un’alternativa valida sarebbe quella di poter assegnare i premi, nei giorni previsti della rassegna, magari senza pubblico, con riprese televisive da mandare su rai 3, almeno per segnalare questa presenza. Stiamo lavorando in questa direzione, salvo imprevisti, in modo da costruire una trasmissione che è sui premi, ma attraverso i premi parla anche del Tenco, del suo significato e degli artisti che sono premiati.
Quindi tutto si può dire, tranne che siate fermi. Mi risultano anche altre novità di rilevo Internazionale. Ce ne puoi parlare?
Abbiamo istituito, ed è una grande novità, il premio “Yorum”, in nome del gruppo musicale Turco perseguitato e torturato dal dittatore Erdogan. Si tratta di un premio dedicato alla canzone che fa paura, che lotta per la libertà e racconta la civiltà. Quest’anno abbiamo premiato un artista egiziano Ramy Essam che vive esule in Finlandia in quanto perseguitato dal regime egiziano. Verrà premiato da Amnesty International e sarà lui stesso a ritirare il premio.
Da quanto dici, sembra stiano cambiando alcuni dei canoni tradizionali con cui è stato visto il Tenco poiché massima rassegna del cantautorato d’autore.
È un discorso aperto, è un confronto in atto fra di noi. La questione che più ci interessa, come Tenco, è proprio quella discutere sulla funzione del cantautore e su che cos’ è oggi. è ancora il giovane che si chiude in una stanza con una chitarra e soffrendo crea queste sue canzoni poetiche e diverse? O si può esprimere anche con altri generi musicali, talvolta anche quelli che appaiono i più lontani dalla tradizione? Noi optiamo per questa seconda ipotesi. Però vorremmo parlarne per allargare quello che è il concetto della rassegna d’ autore, in modo tale che non si chiuda in questa versione che ha la sua bellezza ma che poi gli eventi e la storia fanno superare.
Si sente che la vostra grande storia pesa e che è in atto un vero confronto su come e cosa cambiare rimanendo, però nella sostanza, fedeli alle origini.
Mi permetto di usare una parte di un articolo scritto su questo argomento, dal nostro direttore artistico Sergio Secondiano Sacchi: “Forse è tempo, piuttosto di studiare e analizzare con serenità la nostra lunga storia e il nostro presente togliendoci le lenti di una supremazia genetica della territorialità cantautoriale. Chiedendoci, per esempio, se tra Papaveri e papere e Ciao amore ciao quale sia stata la canzone veramente innovativa destinata a restare nella memoria storica degli italiani. E, al contempo, se molti contenuti del rap nostrano siano così rivoluzionari o non piuttosto ripetitivamente canonici. Forse varrebbe la pena di guardare anche nel nostro ombelico senza timori di sudditanze perché, come Fellini e Paolo Conte insegnano, si può raccontare la provincia con linguaggio davvero internazionale”.
La fastidiosa querelle con la famiglia Tenco, si è placata? A che punto è?
Non si è placata. Proprio in questi giorni il loro legale ha mandato una lettera dai toni intimidatori a tutti i nostri sponsor, ricordando che non esiste nessun premio Tenco autorizzato a usare questo nome. Ma nessuno gli dà retta se non passano alle vie legali, né tantomeno hanno nulla in mano per poterci denunciare. Si limitano a inviare queste lettere che lasciano il tempo che trovano.