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Ringo Starr fa 80 anni: senza di lui i Beatles non sarebbero stati i Beatles

Il musicista, essenziale nell’amalgama del gruppo, con la sua gran tecnica ha permesso le audacie sonore di Lennon, McCartney e Harrison. Quali brani ha firmato

Ringo Starr fa 80 anni: senza di lui i Beatles non sarebbero stati i Beatles
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7 Luglio 2020 - 13.12


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Oggi 7 luglio uno dei musicisti più celebri della storia compie 80 anni: Ringo Starr, all’anagrafe Sir Richard Starkey. Nacque in questo giorno durante la Seconda guerra mondiale a Liverpool. Nell’agosto del 1962 il batterista entrò nei Beatles di John Lennon, Paul McCartney e George Harrison in sostituzione di Pete Best. C’è chi reputa Ringo uno degli artisti più fortunati per essere incappato in quel manipolo di geni senza essere un genio, tuttavia se il suo ruolo dei Fab4 fu praticamente nullo come compositore, fu determinante come amalgama tra personalità così incisive: soprattutto Ringo permise al gruppo una ritmica spesso audace e sperimentale in special modo dal 1966 in poi, da quando cessarono i concerti dal vivo, e non è poca cosa. Le sperimentazioni di John, Paul e George richiedevano gran talento e capacità.
Nel 2011 la rivista Rolling Stones lo collocò quattordicesimo tra i migliori batteristi di tutti i tempi. È entrato nella rock’n’roll hall of fame solo nel 2015. Tecnicamente è tra i più apprezzati tra i colleghi. Wikipedia indica tra i suoi estimatori ispirati alla sua lezione virtuosi come Phil Collins, Chad Smith dei Red Hot Chilli Peppers, Dave Grohl dei Nirvana prima e dei Foo Fighters poi, Max Weinberg della E Street Band di Springsteen, i jazzisti Steve Jordan e Greg Bissonette.

Ringo Starr non dà l’idea di essere una “prima donna”. Un bel pezzo dopo la fine dei Beatles nel 1989 ha dato vita a un suo gruppo, la All-Star Band, dove i membri entrano e suonano a rotazione, lui non vuole essere il capo indiscusso ma parte di un gruppo dove chi suona si diverte. Chi vi partecipa deve aver scritto almeno tre hit o aver suonato in un gruppo per una band che esegue pezzi già composti, non inediti. Una sorta di superband. D’altronde lui ha dichiarato più volte che ama suonare la batteria, purché in compagnia, da solo non si diverte.

Quanto al suo contributo nei Beatles dal 1962 allo scioglimento nel 1970, al batterista vengono ascritti due brani di sua mano: Don’t Pass Me By dal White Album e la deliziosa, irresistibile, surreale Octopus’s Garden in Abbey Road. Figura come coautore di brani come What Goes On (1965), 12-Bar Original del 1966 e pubblicato nel 1996, Flying in Magical Mystery Tour, Christmas Time (Is Here Again), del 1967 e uscito nel 1995, Don’t Pass Me By da The Beatles (il White Album del 1968), Dig It in Let It Be.
Ha cantato parti vocali in brani come Wanna Be Your Man, Act Naturally, Boys, Yellow Submarine, With a Little Help from My Friends, Good Night.

Come solista ha firmato album quali, tra altri, Ringo del 1973, Goodnight Vienna del 1974, Stop and smell the Roses del 1981, Time Takes Time del 1992, Vertical Man del 1998, il disco di brani natalizi I Wanna Be Santa Claus del 1999, What’s My Name del 2019. Per una summa del suo lavoro valga la compilation Photograph: The Very Best of Ringo del 2007.
Starr ha anche recitato come attore in parti secondarie. Sul suo talento possiamo ricordare un aneddoto citato in un documentario sull’ultima tournée dei Beatles negli Stati Uniti, quando decisero di smettere di suonare dal vivo perché le urla delle fan travolgevano ogni suono: Ringo non sentiva cosa suonavano gli altri e capiva a quale tempo andare seguendo le mosse di Paul di spalle.

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