Paolo Capodacqua canta il mito del Che innamorato | Giornale dello Spettacolo
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Paolo Capodacqua canta il mito del Che innamorato

Il cantautore e storico chitarrista di Claudio Lolli ha pubblicato l'album “Ferite & Feritoie”. Dove racconta una storia sugli ultimi giorni in Bolivia del guerrigliero

Paolo Capodacqua canta il mito del Che innamorato
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22 Dicembre 2019 - 18.21


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Marco Buttafuoco

Paolo Capodacqua, storico chitarrista di Claudio Lolli, cantautore dalla non vasta ma preziosa produzione, ha pubblicato da pochi giorni il suo ultimo cd, Ferite &Feritoie. Un bel disco pervaso da una passione civile che non si trasforma mai in retorica. Vi si ascoltano brani molto belli quali L’Uomo senza nome, la storia immota di un mendicante immigrato, o Per questo mi chiamo Giovanni ispirato al libro su Falcone che Luigi Garlando scrisse nel 2004. La lead story del disco è però Gli occhi neri di Julia Cortez” di cui vale la pena di raccontare le origini.

La Higuera, Bolivia, ottobre 1967. Che Guevara è prigioniero in una piccola scuola, in attesa della sentenza. L’ultima persona che vedrà, prima di morire, a parte i soldati, è la maestrina di quella scuola, la giovane Julia Cortez. A raccontare questo risvolto minimale di una grande storia furono Giovanni Marrozzini e Angelo Ferracuti in un reportage dalla Bolivia (“Nessuno va più a trovare il Che”) apparso in maggio sul magazine del quotidiano  Repubblica. Julia è ancora viva, suo figlio si chiama Ernesto e i due cronisti l’hanno intervistata. Paolo Capodacqua riprende il loro racconto e aggiunge un nuovo brandello alla tela del mito del Che.

Gli occhi neri di Julia Cortez è una canzone delicata, che immagina i pensieri di Guevara, galante e tenero con quella ragazza che è l’ultima emozione della sua vita. Sa che deve morire ma dice a Julia che sono stati i suoi occhi, prima del fucile del boia, a fermargli il cuore. Rientra nel mito del personaggio d’altronde, nella leggenda del duro rivoluzionario che non voleva perdere la sua tenerezza. Un latin lover, un eroe romantico, una specie di Mario Cavaradossi che muore in uno sperduto paesino della Cordigliera, invece che a Castel Sant’Angelo, pensando alla bellezza della vita.
La storia racconta gli avvenimenti, il mito e la poesia li trasformano e li reinventano. A impreziosire questo racconto, questa sorta di E lucean le Stelle guerrigliero è un video realizzato da Cristiano ed Enzo de Giorgi (che ne ha curato anche la parte grafica).

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