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Moses, che si è salvato nel viaggio dei migranti e lo mette in rap

Il rapper venuto dalla Nigeria presso Roma: nel progetto “Bally Who” con Vittoria Locurcio canta la speranza e parla di troppi rischi per migrare

Moses, che si è salvato nel viaggio dei migranti e lo mette in rap
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3 Agosto 2019 - 13.29


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Un rap venato di melanconia e melodie per cantare che è troppo rischioso il viaggio dalla Nigeria all’Italia passando per il Sahara, i centri di detenzione libici, l’incognita di un barcone, le tortuosità della burocrazia italiana verso chi chiede asilo, ma che una volta qui è vivo e vale festeggiare. Moses, 26, nato in Nigeria, vive dalle parti di Roma e sta avviando un progetto musicale con più video su youtube dal titolo “Bally Who” con Vittoria Locurcio di Lovestudio, produttrice, arrangiatrice e compositrice si occupa anche di promuovere l’artista. Su Instagram conta già circa 10mila followers.

“Bally Who” viene da “ballyhoo”: l’espressione sta per “pubblicità rumorosa o clamorosa. Il progetto comprende un ciclo di canzoni. Dice Moses all’agenzia Dire: “Hai presente quando ti trovi in mezzo ad altre persone e all’improvviso ti arriva una chiamata? Tu rispondi e quello che ti dicono al telefono è così esilarante che ti metti a ridere a squarciagola. Ecco, stiamo parlando di questo: per gli altri forse sei un rumore eccessivo, ma tu sai che in fondo stai solo ridendo e non fai male a nessuno”.

Moses nel 2015 ha intrapreso il suo viaggiando dalla Nigeria attraverso il Niger, il Sahara (come ricorda in “Bally Who”). In Libia è finito in uno dei famigerati centri di detenzione. Nell’ottobre 2016 è sbarcato a Lampedusa su una scialuppa di salvataggio. Ferito durante il viaggio, venne trasportato all’ospedale Ramazzini di Roma dove lo curarono. E della sua migrazione canta in “Celebrate”. Che recita: “Se avessi immaginato come sarebbe stato il viaggio, non ne avrei mai accettato i rischi. Il mio consiglio: non rischiare la tua vita, il viaggio non vale così tanto. Quando ho fame e non ho niente da mangiare, la frustrazione mi fa piangere. Ma alla fine sono sopravvissuto e per questo voglio festeggiare”.

Nel nostro Paese Moses ha chiesto asilo. In due anni ha cambiato cinque centri di accoglienza, trasferirlo di continuo, ha raccontato, ha impedito di creare un “rapporto continuativo con gli operatori dei servizi: spesso le persone cambiano e chi arriva dopo non conosce la tua storia. Ogni volta mi sembra di ricominciare da capo”. Moses non demorde e si lancia nel progetto musicale “Bally Who”. “L’importante è credere in qualcosa, soprattutto quando attorno a te hai solo terra bruciata”, dice all’agenzia Dire nella notizia rilanciata da Redattore Sociale. E lui, Moses, rapper venuto dalla Nigeria che canta in italiano, spiega che vuole combattere “pregiudizi e paura attraverso la speranza”.

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