Bisio e Anastasio 'padre e figlio' a Sanremo raccontano il disagio di una generazione senza più guide | Giornale dello Spettacolo
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Bisio e Anastasio 'padre e figlio' a Sanremo raccontano il disagio di una generazione senza più guide

Ospite a sorpresa, il vincitore di X Factor ha proposto un pezzo inedito che ha accompagnato un monologo sulla paternità di Claudio Bisio

Bisio e Anastasio 'padre e figlio' a Sanremo raccontano il disagio di una generazione senza più guide
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8 Febbraio 2019 - 23.21


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Anastasio, ospite a sorpresa a Sanremo 2019, canta un disagio, un disagio che aveva già portato con sé a X Factor e che ripropone all’Ariston, a seguito di un monologo di Bisio, reduce tra l’altro dal film Gli Sdraiati. Un lungo monologo sulla paternità, da cui l’Italia in questi tempi sembra ossessionata: dai padri dei politici che la fanno da protagonista, a Romano Prodi che sostiene che il Pd abbia bisogno di un padre, l’Italia sembra ossessionata dall’idea del genitore maschio, di una guida che indichi un ideale, una direzione oppure che rappresenti un ostacolo, un muro contro la quale scontrarsi e quindi diventare uomini.

È uno strano monologo quello di Bisio, ma che prende forma man mano che va avanti. Parla di qualcosa di cui si dice sempre molto poco, la paternità, il rapporto tra padre e figlio maschio, un tema forse messo da parte in questi anni ma che ha una sua importanza, una sua mancanza sentita dalle giovani generazioni. Anastasio canta questo, ‘interpretando’ il figlio di Bisio, una rivendicazione di una giovane generazione a commettere i suoi errori, alla non necessità di un esempio, di una guida autoritaria: “Perché non c’è l’idea che l’ordine si possa generare non dall’esercizio del potere, ma da una chiacchierata? Io non ho mai creduto al potere, e non posso imbrogliarti? Chi preferisci trovarti di fronte: un padre che parla una lingua chiara che non è la sua, o uno che parla la lingua sua ma che non capisce che cazzo dice?” chiede Bisio. E risponde Anastasio: “Puoi essere quello che vuoi. Basta scordarti di quello che sei”.

Un momento che forse, in un’altra sede, avrebbe trovato una sua dignità ma che purtroppo viene sommerso dal frastuono del Festival.

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