Ciao Luisa Mann, meravigliosa ragazza del rock | Giornale dello Spettacolo
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Ciao Luisa Mann, meravigliosa ragazza del rock

Ci lascia a soli 55 anni lo "spirito guida" della new wave romana. Musicista, conduttrice, dj, giornalista ha dragato ogni suono, lo ha raccontato agli altri, lo ha fatto vibrare

Ciao Luisa Mann, meravigliosa ragazza del rock
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10 Settembre 2018 - 17.49


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di Daniela Amenta

Indimenticabile quella erre francese, indimenticabili le sue scalette in radio, quella capacità di passare dalla leggerezza del pop ai suoni più oscuri e deraglianti in pochi minuti.  Indimenticabile quel suo modo di stare al microfono: colto, mai spocchioso, coinvolgente, pieno di aneddoti. Perché la musica era la sua mission e sapeva come dirla. 

Indimenticabile Luisa “Mann” Buoni che è stata l’anima eccentrica, fantasiosa, brillante della new wave anni Ottanta a Roma. Sexyssima, bellissima cantava nei Bu Bu Sex, attraversava i club e le discoteche più in voga con quel suo passo leggero, divertito. Se n’è andata all’improvviso, a 55 anni, lasciando l’amato marito Adriano che suonava con lei, il cane Poldo, gli adorati gatti e un’intera generazione di amici che la piange con sconsolato dolore.

Luisa ha dedicato la sua breve vita alla musica che ha dragato, frequentato in lungo e in largo con passione e curiosità. Cantante e bassista, ma anche conduttrice e dj nei club e in tante emittenti: Città Futura, l’Aradio Città Uno, Radio Rock, fino ai microfoni della Rai, dove era appena appena tornata per il godibile programma Commessi Viaggiatori con Mario Acampa sulla seconda rete.

E poi giornalista musicale, organizzatrice di eventi. Un’anima bella che riunì il vecchio rock romano per Ajo City Rockers, una serata i cui proventi finirono tutti ad un canile di Olbia da ricostruire dopo l’alluvione in Sardegna, infaticabile animalista che organizzava collette per salvare anche i gatti di Aleppo, usava perfino la sua festa di compleanno per lanciare raccolte di soldi da destinare alle bestiole nei canili. Una donna gentile e generosa, spiritosa e sagace, multiforme, curiosa sempre, capace di suonare con gli Economisti, la band che parodiava l’attualità a “Webnotte” (il programma tv di Repubblica.it) fino all’ultima esperienza, Radio Ethiopia dove Luisa celebrava il suo grande amore per Patti Smith. A lungo in America aveva collaborato anche con le Violent Femmes. Non si contano le band che aveva intervistato, i reportage dai backstage, i suoi strabilianti racconti musicali. Era lei lo spirito guida di quegli anni indimenticabili, ribelli e selvaggi. 
Una vita piena e così stretta, compressa. Indimenticabile quella erre francese, la citazione colta nel suo nom de plume, riferimento all’autore di Morte a Venezia. Indimenticabile Luisa.

Alla famiglia l’abbraccio forte e commosso di chi scrive e di tutta la redazione di Globalist. 

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