E’ la logica del “prima gli” che sta producendo effetti nefasti ovunque nel mondo e nuove discriminazioni e divisioni: gli israeliani “promettevano libertà di culto, di coscienza, di lingua, di educazione, di cultura. Ma il governo ha approvato una legge che sostituisce il principio di giustizia e i valori universali con nazionalismo e razzismo”.
Questa l’aspra critica di Daniel Barenboim alla legge sullo Stato della Nazione ebraica che la Knesset (il parlamento monocamerale israeliano, ndr) ha approvato giovedì 19 luglio. Cittadino argentino, spagnolo e israeliano, Barenboim è un celebre pianista e direttore d’orchestra di origini ebraiche, con cittadinanza onoraria della Palestina. Dal 1992 dirige l’Opera di Stato di Berlino e dal 2011 al 2014 anche il Teatro alla Scala di Milano.
La legge, tra le altre cose, introduce due provvedimenti. Il primo: l’impegno nazionale nell’estensione degli insediamenti ebraici all’interno dei territori palestinesi. Il secondo: la rimozione dell’arabo, che guadagnerà uno “status speciale”, dalle lingue ufficiali del paese.
Nell’intervista rilasciata al quotidiano israeliano Haaretz, il musicista non risparmia parole di sdegno per il parlamento nazionale: “Gli arabi in Israele diventano cittadini di seconda classe. Questa è una forma molto chiara di apartheid”.
Vengono fatti anche riferimenti storici: “Non riesco a capacitarmi che il popolo ebraico sia sopravvissuto 2000 anni, malgrado le persecuzioni e infiniti atti di crudeltà, per trasformarsi adesso in un oppressore che tratta crudelmente un altro popolo. Ma questo è esattamente ciò che fa la nuova legge. Pertanto oggi mi vergogno di essere israeliano”.