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Red Velvet, il gruppo K-Pop sudcoreano che ha suonato nella Pyongyang di Kim

Si tratta di un'apertura epocale che coincide con uno strano cambio di rotta di Kim nei suoi rapporti con il mondo esterno alla Corea del Nord

Red Velvet, il gruppo K-Pop sudcoreano che ha suonato nella Pyongyang di Kim
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1 Aprile 2018 - 12.28


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Le Red Velvet sono un gruppo sudcoreano esponenti del cosiddetto K-Pop (Korean Pop) genere ancora poco conosciuto in occidente ma vero e proprio boom musicale in oriente: di enorme successo in Corea del Sud e in Giappone, le Red Velvet stanno per stabilire un record: è stato il primo gruppo pop a esibirsi a Pyongyang, nella totalitaria Corea del Nord.

Non è la prima volta che succede, anche se sono passati decenni e le ultime performance di gruppi musicali sono state accolte da fischi e proteste probabilmente per imposizione del regime. Ma da qualche tempo, il regime di Kim Jong-un sta lentamente aprendo a possibilità di scambio culturale con il Sud, come visto durante le passate Olimpiadi.

La scorsa settimana Kim ha sorpreso il mondo con una visita ufficiale in Cina e sono previsti al più presto un incontro con il Presidente Moon della Corea del Sud e persino con Donald Trump. Ma prima di tutti questi, saranno le Red Velvet ad aprire le danze.

In molti si stanno domandando cosa si nasconda dietro questo apparente cambio di rotta da parte di Kim. Alcuni esperti sostengono che si tratti di un effettivo passo indietro sul nucleare, mentre altri sospettano che sia un’astuta mossa di propaganda: importare le culture straniere verrà mascherato da un omaggio che gli altri paesi fanno alla Corea del Nord, dopo averne riconosciuto la potenza.

Sta di fatto che la presenza delle Red Velvet a Pyongyang, avvenuta sabato 31 marzo, è un evento epocale. Tanto più se si considera che per anni i soldati della Corea del Sud hanno messo brani di K-Pop a tutto volume al confine demilitarizzato con il Nord, quasi a invogliare gli abitanti del regime a tentare la fuga per poter ascoltare liberamente quella musica, simbolo per il nord del ‘decadente capitalismo’. 

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