Dopo oltre 50 anni di carriera, torna all'Olympia Sylvie Vartan: la musa dello yèyè | Giornale dello Spettacolo
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Dopo oltre 50 anni di carriera, torna all'Olympia Sylvie Vartan: la musa dello yèyè

Ricorda gli anni '60 come un epoca rutilante e vorticosa, vivendo l'oggi senza alcun programma per il futuro.

Dopo oltre 50 anni di carriera, torna all'Olympia Sylvie Vartan: la musa dello yèyè
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Diego Minuti Modifica articolo

12 Settembre 2017 - 12.07


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Prova di riflessi per chi non è giovane oggi, ma lo era negi anni ’60-’70: cosa vi ricorda Silvye Vartan?
La risposta tipo potrebbe essere: una ragazzina francese bionda, intonata e dalla voce nemmeno tanto memorabile, che si muoveva davanti alle telecamere con grazia e sincronia, stretta in minigonne che facevano sognare i ragazzi ed erano imitate dalle ragazze. Poi era anche carina, con quella ”r” che scatenava mille fantasie ed anche perchè lo spazio che tra gli incisivi la rendeva intrigante.
Aggiungiamoci che era anche la moglie-bambolina di Johnny Hallyday – il cantante più famoso di Francia a quei tempi – ed il quadro è perfetto.
Una ragazza che giunse in Italia sulle ali del successo ottenuto in Francia, prima aiutato dal nome e dalla fama del marito, poi muovendosi da sola, azzeccando una serie di brani da testa delle classifiche di vendita (sì, all’epoca i dischi si compravano e non si scaricavano). Come il successo italiano dimostrò, ottenuto con motivetti freschi e che facevano impazzire quella che, quasi con disprezzo, la fetta colta della società europea chiamava  ”generazione yèyè”, dall’urletto che spesso sottolineava le canzoni.  Brani come ”Buona sera, buona sera”, ”Blam blam blam”, ”Irresistibilmente” e ”Come un ragazzo” furono la colonna sonora di intere stagioni
Sylvie, almeno in Italia, è uscita di scena dopo non molti anni, avendo ancora il suo tesoretto di fans, ma non facendo spettacoli o apparizioni in tv. Nemmeno in quegli spettacoli che vivono sui ricordi, presentando a distanza di venti-trent’anni artisti che ormai non ricordano nemmeno lontanamente quelli originali, cioè loro stessi d giovani.
Sylvie Vartan ha ora 73 anni e continua ad affrontare il pubblico con la spontaneità di sempre, come farà nei prossimi giorni, nel teatro simbolo della canzone d’autore francese, l’Olympia  di Parigi (dove esordì nel 1961, aprendo lo spettacolo di Gilbert Becaud) , dove torna dopo una assenza dal palcoscenico di due anni.  
Nel 2015 vi volle festeggiare, nella stessa serata, due avvenimenti: cinquant’anni di carriera e settantesimo compleanno.
Ai giornalisti, in vista dei prossimi spettacoli (dopo Parigi, toccherà a Lione) la Vartan ha fatto una promessa: farò rivivere l’epoca yèyè, non nascondendo la nostalgia per quelli che, anche oggi, ritiene anni favolosi.

”Era un’epoca fiammeggiante e vorticosa …Dopo non ce ne sono state di eguali. Fu l’inizio di una rivoluzione sociale e artistica, era gioiosa, forte e inaspettata, in cui non si pensava al futuro”. “Il mondo era meno folle e la musica lo sentiva, l’arte si è sempre basata sul tempo, oggi la musica è l’immagine del mondo: molto più violento, scuro, scuro, meno melodico” .
”Ai tempi degli yèye – ammette – si privilegiava la musica. Le parole non contavano nulla. La sola cosa che contava era il ritmo. A quell’epoca non lo capivo, talmente le cose andavano in fretta. Ero come ubriaca”.

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