Do it again: il capolavoro degli Steely Dan, pietra miliare della musica d'autore | Giornale dello Spettacolo
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Do it again: il capolavoro degli Steely Dan, pietra miliare della musica d'autore

Negli anni '70 i testi di molte canzoni erano portatori di messaggi molto forti, che gli artisti di oggi non riescono nemmeno a tentare di imitare.

Do it again: il capolavoro degli Steely Dan, pietra miliare della musica d'autore
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Diego Minuti Modifica articolo

4 Settembre 2017 - 12.22


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Dai Jack, fallo di nuovo.
Dai Jack, fallo di nuovo, tu che ti getti a capofitto nelle tentazioni e nel vizio e non te ne frega nulla, perché sai che tanto alla fine ricomincerai. Negli anni ’70 i testi di molte canzoni – lasciatesi alle spalle aerano portatori di messaggi molto forti, che gli artisti di oggi non riescono nemmeno a tentare di imitare. Testi duri in cui, al tempo del fiori e dei sogni, delle dimensioni oniriche e delle croci bianche targate Vietnam, dei deliri e delle cadute, molti si riconoscevano, forse non per esperienza diretta, ma perché avevano un amico che, come Jack, viaggiava sempre ad un passo dalle porte dell’inferno oppure, come tanti ragazzi partiti per forza e morti nelle risaie, quelle porte le avevano già varcate.
”Do it again” nel 1972 catapultò gli Steely Dan – Donald Fagen e Walter Becker – verso una fama forse inattesa, ma che è rimasta nel tempo, a distanza di decine di anni, che sembrano non essere passati quando ricominci a sentire il brano, dalla costruzione musicale raffinatissima e che resta attuale, nonostante le sonorità appaiano lontane, ma solo apparentemente.
Dai Jack, fallo di nuovo. Dai Jack, convinciti e convinci anche noi che quello che fai è ineluttabile, che non può essere cancellato perchè è lui che vuole cancellare te.
Il testo, come tanti di quell’epoca, è quasi ermetico, mischiando elementi contrastanti (acqua e fuoco) , un funerale dove si canta ed un boia che non è un boia. E la ruota gira e gira, mentre tu, Jack, hai solo una strada, tornare indietro e rifarlo. Quando uscì, ‘Do it again’ aprì, come sovente accadeva, un dibattito per capire quello che Fagen e Becker avevano scritto e quello che in realtà volevano dire, cercando di interpretare, decrittare frasi come ”allora tu ha trovatpo il tuo unico amico, in una stanza con due tuoi orologi”.
Cosa da fare venire il mal di testa per comprendere.
Per gli Steely Dan la musica era espressione, era comunicare, erano messaggi, erano speranze da portare avanti nella ammaliante ripetitività della musica. E se, di Jack, dicono che ha in mano ”carte nere che possono fruttare soldi”, subito dopo parlano della ”terra del latte e del miele”, come a dire che anche se il presente è cupo e sembra senza alternative, basta affacciarsi per respirar la speranze.
Fallo di nuovo, Jack, dai. Fallo di nuovo.

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