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Lady Gaga canta This land is your land: l'inno di chi protesta contro Trump

La popstar ha scelto di fare un mash-up tra This Land is your Land e God Bless America: due brani però nati uno contro l'altro.

Lady Gaga canta This land is your land: l'inno di chi protesta contro Trump
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6 Febbraio 2017 - 15.42


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Non doveva essere una performance politica quella nell’half time del Super Bowl, ma alla fine Lady Gaga ha ceduto e, celandosi dietro l’amore della natìa terra, ha lanciato il suo personale attacco contro il neo presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump e l’odioso Muslim Ban, ovvero il divieto di ingresso negli Usa per i cittadini di 7 Stati dove la popolazione è a maggioranza musulmana.

Miss Germanotta ha scelto infatti di aprire la sua performance sulle note di due celeberrimi brani “God Bless America” di Irving Berlin e “This Land is your Land” di Woody Guthrie: dal punto più alto dell’Nrg Stadium di Houston, sotto un cielo di droni, che formavano dietro di lei una spettacolare bandiera a stelle e striscie, Lady Gaga, prima di lanciarsi nel vuoto per eseguire i suoi brani, ha voluto urlare (a chi lo avesse dimenticato) in mondo visione che gli Stati Uniti d’America sono “una nazione indivisibile, che può contare su libertà e giustizia.

“This land is your land” è un brano, scritto nel 1940 da Woody Guthrie e nelle ultime settimane, o meglio, dal 20 gennaio 2017, è diventato l’inno di coloro che sono scesi in piazza contro Donald Trump e i suoi provvedimenti, in particolare il Muslim Ban.

In realtà la popstar italo-americana ha messo insieme due canzoni che, nella tradizione musicale americana, nascono uno contro l’altro. Guthrie infatti decise di comporre “This Land is your Land” – sulla base del gospel “When the world’s on fire (Quando il mondo andrà a fuoco)” portata al successo da The Carter Family – proprio in risposta a “God Bless America”, per il suo testo, datato 1918, definito poco realistico ed anzi piuttosto fazioso.

Guthrie edulcorò il testo della sua canzone, eliminando due strofe in cui l’autore si lamenta della disuguaglianza tra le classi negli States e l’eccessiva privatizzazione del paese. Una di queste in particolare, nell’era Trump, probabilmente andrebbe nuovamente re-inserita e cantata a squarciagola:

C’era un grande muro alto che cercava di fermarmi

un cartello dipinto diceva: Proprietà Privata.

Ma dall’altra parte non c’era scritto niente –

questa terra è stata creata per te e per me.

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