E così se ne è andato anche Gil Ventura, l’ultimo dei grandi sassofonisti della nostra musica, protagonista di un’epoca del costume irripetibile per le atmosfere che regalava con il suo pop, nel vero senso della parola, soft e d’intrattenimento. Insieme agli amici/rivali Fausto Papetti (capostipite del genere) e Johnny Sax, è stato uno dei precursori delle compilation, vendendo milioni di dischi e creando soprattutto un genere che dai Sessanta agli Ottanta è andato fortissimo.
“Questa foto l’ho intitolata il ‘tramonto’. Oggi la posto per voi cari amici, perché la mia vita è giunta al ‘tramonto’, ma la mia musica no! Il mio SAX suonerà in eterno, per essere ascoltato ed apprezzato da tutti gli amanti di questo meraviglioso strumento musicale”. Questo il post comparso sul suo profilo facebook qualche ora prima che fosse annunciata la notizia della sua scomparsa per i postumi di un’ischemia, corredato da una sua foto con l’immancabile sax in mano, compagno fedele di una vita con cui ha regalato emozioni a un pubblico vastissimo, e un cielo ora azzurro ora grigio di sfondo.
Marcello Olmari, questo il vero nome in cui era stato registrato all’anagrafe di Varese 75 anni fa, musicista versatile e navigato con anni di gavetta nei night club del Bel paese, si era specializzato nella ripresa dei grandi brani. Sceglieva di volta in volta le canzoni di successo (una miscellanea delle canzoni più conosciute, colonne sonore e musiche per la tv) e le reinterpretava sostituendo il sax, di cui era un virtuoso, alla voce.
I suoi dischi, Lp con in copertina belle ragazze fotografate in ambientazioni esotiche o romantiche parte integrante dello “stile Ventura” che sono arrivati alla raccolta numero 50, si ascoltavano ovunque: nelle sale d’aspetto degli studi medici con la “filodiffusione”, nei programmi radiofonici del “Notturno italiano”, nelle macchine tramite le vendutissime cartucce Stero8 antesignane dei CD.
Ma soprattutto, qui il vero trionfo, erano l’ideale sottofondo per le feste private a quei tempi di gran moda, vero e proprio rito d’iniziazione al divertimento e all’approccio con l’universo femminile, perché permettevano di ballare per una ventina di minuti (l’intera facciata del 33 giri), senza che ci fosse bisogno che qualcuno togliesse il 45 giri terminato, per sostituirlo con uno nuovo. L’ideale quindi per un maxi-lento da conquista.
20 milioni di copie e 7 dischi d’oro pur senza aver mai partecipato a una delle manifestazioni più in voga di quegli anni (Canzonissima, Disco per l’estate, Festivalbar ecc.), la dicono lunga sulla popolarità del suo sax e del relativo successo che il bravo e simpatico Gil otteneva.
Ma era inevitabile, perché Ventura la musica l’aveva nel sangue ed era il suo “mestiere” a cui dava tutto. Molti artisti lo vollero come turnista per le loro incisioni, nomi come quelli di Patty Pravo, I Camaleonti, Bobby Solo, Little Tony, Fred Bongusto e di tanti altri big del pop italiano, senza contare le collaborazioni con artisti del calibro di Gerry Mulligan e Romano Mussolini con cui condivideva l’amore per il jazz.
I Fab four con Peppino Di Capri, Gil Ventura e Le ombre[/size=1]
E’ stato anche fra i protagonisti del tour italiano dei Beatles, facendo parte di quegli artisti che aprirono i concerti dei quattro di Liverpool quando vennero nel nostro paese nel giugno del 1965. Lui che faceva parte del gruppo Le Ombre di Alfonso Righetti, fu insieme a Peppino di Capri e i New Dada una delle spalle dei Fab Four al Vigorelli di Milano, ma è stato l’unico che ha avuto il privilegio di suonare poi per loro.
Le Ombre infatti erano la band di stanza al “Charlie Max”, locale che andava per la maggiore a Milano e dopo la loro esibizione al concerto pomeridiano dei Beatles, tornarono la sera a suonare nel night. E fu qui che nel cuore della notte “i capelloni di Liverpool” andarono a far bisboccia, trovando con loro grande sorpresa, un gruppo italiano di sconosciuti, che riproponeva le loro canzoni come “And I Love Her” nelle luci soffuse del locale.
Le cronache di quei giorni memorabili poi, raccontano dei complimenti ricevuti da un John Lennon estasiato per l’assolo di sax di Ventura, del classico “The shadow of your smile”, una chicca che il nostro poi avrebbe riproposto in una delle sue fortunate raccolte a ricordo di quella soddisfazione artistica che raccolse in quella notte dell’estate di fuoco del 65.
Ora che il buon Gil non c’è più e ha raggiunto gli amici Fausto e Johnny, ci piace immaginare che abbia costituito con loro un irresistibile trio fra le nuvole, per una session clamorosa a base dei loro successi diventati veramente eterni.