Musica, addio al maestro Franco Oppo | Giornale dello Spettacolo
Top

Musica, addio al maestro Franco Oppo

Riconosciuto come il più grande compositore sardo contemporaneo, ha formato un’intera scuola di allievi depositari dei suoi preziosi insegnamenti.

Musica, addio al maestro Franco Oppo
Preroll

GdS Modifica articolo

15 Gennaio 2016 - 14.46


ATF
di Francesca Mulas

Tanti stanno ricordando, in queste ore, il M° Franco Oppo, scomparso il 14 gennaio all’età di ottant’anni: riconosciuto come il più grande compositore sardo contemporaneo (o forse di tutti i tempi), ha unito nel tempo l’attività creativa con quella didattica, formando un’intera scuola di allievi depositari dei suoi preziosi insegnamenti. Tanti, quindi, sapranno meglio di me parlare dell’Oppo docente, severo e intransigente al servizio della musica, titolare dal 1965 al 2000 della cattedra di Composizione tradizionale e Composizione Sperimentale al Conservatorio di Cagliari; tanti del Franco Oppo compositore, protagonista dell’avanguardia di Darmstadt negli anni 60-70, inserito in ambienti di stampo internazionale e al contempo fortemente legato alla sua Sardegna sia dal punto di vista affettivo che nel processo creativo e nella trasmutazione di melodie popolari, negli anni ’80, in brani di assoluta originalità di linguaggio. Tanti potrebbero citare a lungo la sua esperienza di divulgatore, in primis come fondatore e direttore artistico, dal 1982, del Festival Spaziomusica, rassegna internazionale di musica contemporanea che si svolge annualmente a Cagliari; o la attività di ricerca nei campi della teoria, della semiologia musicale e dell’etnomusicologia come autore di una nuova “Teoria generale del linguaggio musicale” (1975), del “Sistema dei cunzertus delle launeddas” (1986) e di una vasto studio sul repertorio di questo strumento popolare a fiato per conto dell’Istituto Superiore Etnografico di Nuoro.

In tanti parleranno di tutto ciò; preferisco quindi condividere il mio personalissimo ricordo di Franco Oppo, un ricordo che risale al 2007, quando muovevo i primi passi nel mondo della musicologia con la paura e la sfrontatezza che solo una venticinquenne può avere. All’epoca al Teatro Lirico di Cagliari la domenica mattina vi era l’appuntamento con “Cinque passi nel Novecento”, una bellissima rassegna di musica contemporanea (per organici da camera). Mi arrivò una telefonata: mi sarei dovuta occupare delle note di sala per il “Concerto per flauto e archi” commissionato dal Teatro proprio al M° Oppo per l’occasione, nella prima esecuzione assoluta del bravissimo flautista M° Riccardo Ghiani. Mettetevi un attimo nei miei panni: laureata con una tesi sulla musica del Novecento, studentessa di Composizione sperimentale, vedevo Franco Oppo come un mito inavvicinabile, che ogni tanto passava ancora nei corridoi del Conservatorio mentre le nuove leve lo seguivano con sguardi di ammirazione e studiavano i suoi brani e sul suo metodo teorico. Mi ritrovavo a dover non solo descrivere e analizzare un suo pezzo, ma un suo pezzo nuovo di zecca, per il quale non avevo nessun punto di riferimento. Armata di coraggio (e dell’aiuto del mio mentore Gianluigi Mattietti) telefonai a Franco Oppo chiedendogli un appuntamento; appuntamento che arrivò pochi giorni dopo, a casa sua. Fu lì che scoprii davvero Franco Oppo: una persona che, dall’alto del suo prestigio internazionale, non esitò a passare ore del suo tempo per spiegare la partitura del brano, ancora manoscritta, ad una novellina emozionata, disponibile con pazienza a tutti i chiarimenti possibili, da quelli strettamente musicologici ai più banali “Maestro ma qui ha scritto un Do o un Re?”, mentre la moglie Ida Allegretto, docente di Pianoforte (per questo motivo mi conosceva bene) seguiva divertita e ogni tanto ci portava generi di conforto, tazzine di caffè da poggiare tra un faldone e l’altro. Mai mi sarei aspettata un’accoglienza tanto amichevole, soprattutto visto che la sua fama da burbero mi aveva, confesso, terrorizzata più di quanto non lo fossi già. Invece ho avuto la prima dimostrazione di quello che avrei poi capito con gli anni: che i grandi, ma coloro che sono veramente grandi artisti e uomini, non approfittano della loro posizione ma amano trasmettere la loro passione e la loro vita a chi vuole ascoltarli.

Solo i mediocri sono boriosi. Franco Oppo non lo era. Grazie anche a lui ho proseguito nella strada che ho scelto. E, insieme alla stima per il suo lavoro, questo ricordo mi porterà un sorriso al volto ogni volta che penserò all’uomo immenso che purtroppo ci ha lasciati in questo amaro inizio del 2016.

Native

Articoli correlati