Pino Daniele, un anno dopo | Giornale dello Spettacolo
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Pino Daniele, un anno dopo

Un nuovo disco con inediti, libri e tanti appuntamenti per ricordare l’artista napoletano. Le sue ceneri nel cimitero di Magliano nella ricorrenza della scomparsa. [F. Troncarelli]

Pino Daniele, un anno dopo
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4 Gennaio 2016 - 12.50


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di Francesco Troncarelli

Un anno fa se ne andava Pino Daniele, una morte tribolata, sofferta, avvenuta dopo una lunga corsa in auto verso Roma per cercare di recuperare un attacco di cuore in corso. Una vicenda triste e drammatica per le modalità in cui si svolse, che ha fatto tanto discutere e a cui ora, esattamente un anno dopo, si può mettere il punto. Le sue ceneri, che erano state esposte al Maschio Angioino, hanno trovato riposo dopo tanto clamore nel cimitero di Magliano, in quella porzione della Toscana che l’artista aveva scelto come rifugio dal mondo.

Le hanno depositate i figli Alessandro e Cristina per esaudire la sua volontà. La notizia è stata pubblicata sulla pagina facebook del cantautore: “Come da volontà di Pino, le sue ceneri sono state portate nella cappellina a lui dedicata presso il cimitero di Magliano. Ritroveremo i nostri cari e riscopriremo che in realtà non ci siamo mai allontanati. Sei sempre con noi” è scritto nella breve nota corredata da una sua foto con la chitarra.
Pino Daniele non ha mai amato la luce abbagliante dei riflettori quando rivestiva i panni dell’idolo nazionalpopolare e questa “cerimonia” irrituale e assolutamente privata è in linea con quello che è sempre stato il suo modo di essere. Una riservatezza proverbiale a cui fa da contrappunto e inevitabilmente, l’affetto enorme dei fan.

Come è giusto che sia. Lo testimoniano i post sui social che si susseguono (#UnAnnoSenzaPino subito in tendenza), le iniziative in calendario in questa giornata a Napoli (visite guidate alla mostra fotografica di Alessandro D’Urso, flash mob nelle strade dove ha vissuto, jam session ecc.) oltre agli speciali radiofonici e televisivi come quello di “Unici” questa sera su Rai2. E non può essere diversamente perché Pino Daniele e le sue canzoni appartengono a tutti: al suo pubblico che lo amava ed ama tuttora, alla storia della nostra musica ed anche della nostra cultura.

Non a caso l’Enciclopedia Treccani oltre alla “voce” su di lui, ha preso spunto dalla sua “Appocundria” per introdurre un approfondito discorso sul lessico utilizzato nelle sue canzoni in cui tra l’altro si legge che “Pino Daniele ha scritto e cantato molto nel suo grande dialetto napoletano, fonte di ricchezza per la letteratura e la canzone che da regionali, tante volte, si sono sapute fare patrimonio della nazione. E ci ha restituito, sovrimpresse di venature che in lingua sarebbero state opache, parole che, pur non essendo nuove, nuove suonavano all’orecchio, per via di una potenza evocatrice che soltanto il dialetto era in grado di sprigionare”.

Numerosi poi i libri che si sono occupati del cantautore in questo anno, l’ultimo, uscito con l’approssimarsi della ricorrenza della sua scomparsa, è quello scritto da Giorgio Verdelli e Antonio Tricomi e s’intitola “A noi ci piaceva il blues”. Prendendo spunto da quel coro spontaneo di migliaia di persone che la sera del 6 gennaio dello scorso anno a piazza del Plebiscito intonava “Napul’è” commuovendo mezza Italia, gli autori iniziano un viaggio a ritroso negli anni ’70 nella Napoli capitale internazionale della musica, dove una generazione nel mezzo degli anni di piombo scelse il vinile e la chitarra, la vita alla disperazione. Un libro corale che raccoglie contributi di Maurizio De Giovanni, Mario Martone, Sandro Ruotolo e tanti altri.

Per volontà della famiglia dell’artista è nata inoltre la ‘Fondazione Pino Daniele trust onuls’, un ente no profit promotore di iniziative culturali, sociali e musicali che come primo obiettivo punta all’apertura in occasione del 19 marzo, data di nascita dell’artista, di una installazione museale permanente che promuoverà incontri, mostre e dibattiti chiamata “Pino Daniele Alive”, realizzata in accordo con la Fondazione Mediterraneo che da sempre opera per il dialogo e la pace nel Mediterraneo e nel Mondo e che sarà ospitata nello storico edificio dell’ex Grand Hotel de Londres, tra piazza del Municipio e Via Depretis.

Dal punto di vista musicale, l’anno di assenza del “Nero a metà” partenopeo è stato colmato con l’uscita di “Tracce di libertà”, un vero e proprio documento che racconta il percorso artistico e umano di Pino attraverso un booklet di 60 pagine con foto inedite, aneddoti, testimonianze e testi biografici e sei CD con la sua prima produzione con l’aggiunta di brani inediti degli anni ’70 (“Napule se scet’ sotto ‘o sole”, “Mannaggia ‘a morte”, “Stappi-stopotà”, “Figliemo è nu buono guaglione”, “Na voglia ‘e jastemmà” ed un pezzo strumentale senza titolo), che permettono di ripercorrere il percorso che ha portato quel ragazzone di Santa Maria la Nova alla ribalta internazionale.

La sua infatti è stata una carriera ricca di successi e apprezzamenti, nel corso della quale ha saputo regalare emozioni a non finire. Quarant’anni di attività appassionata e spassionata che ha generato una produzione di alto livello, in cui Pino Daniele è stato sinonimo di Napoli in musica ovunque si sia esibito. Quella Napoli colta, sempre alla ricerca di un ponte tra la ricchezza sonora della città e il mondo di fuori, fino a pescare nel blues e nel jazz tinte e atmosfere determinanti per la sua musica. Ma anche quella più decisamente popolare, con brani che hanno aggiunto colore e cuore alla sua terra e che fanno ormai parte del patrimonio comune. Ecco perché a un anno dalla sua scomparsa si sente fortemente la mancanza di Pino Daniele, perché è stato una artista vero che ha dato tutto sé stesso sempre, senza risparmiarsi.

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