“L’ambizione di Cinecibo è rappresentare una delle cose più straordinarie che produce il nostro Paese, il prodotto agroalimentare. Il cinema è una cassa di risonanza, la gente ha molta fiducia dei registi e degli attori, dobbiamo essere scrupolosi, dobbiamo essere i primi a selezionare il buon cibo. Attraverso il nostro lavoro, possiamo dare la possibilità al pubblico di non essere ingannati dalle etichette o dalla pubblicità”: così l’attore e regista Michele Placido, presidente di Cinecibo Festival sin dalla prima edizione, ha spiegato la mission del festival cinematografico a tema gastronomico nato da un’idea di Donato Ciociola, atteso a Vallo della Lucania (Salerno), dal 1 al 3 ottobre.
Quali sono gli obiettivi del Festival?Con questi festival evidenziamo il buon cibo della Campania ma non solo. Siamo come atleti, noi attori, sempre a dieta, che poi significa mangiare sano , accertarci dell’origine del cibo. Mangiare bene è avere la possibilità di stare bene con il corpo, io non esaspero mai il rapporto col cibo: quando invito dei collaboratori a casa il cibo è fondamentale per passare una bella serata e parlare di progetti, se l’interlocutore mangia bene può nascere un buon progetto Marco Ferreri era uno molto legato al cibo, con “La gran abbuffata” ha segnato un genere mentre nei miei film il cibo è diventato un pretesto per raccontare la cultura di un posto; essendo pugliese ho sempre messo in evidenza il cibo della mia terra: il grano, la pasta fatta in casa, le orecchiette con cime di rapa.
Nel 2011, si è presentato sul set di Manuale d’amore con una mozzarella di bufala di Battipaglia per dare il benvenuto a Robert De Niro. Vi è stato d’aiuto per rompere il ghiaccio?“Attraverso il cibo io mi presento, se mangio bene sto bene con me stesso e con gli altri. A De Niro ho inviato un messaggio di benvenuto con un prodotto che ha apprezzato e accettato volentieri, ogni volta che ci incontriamo o che parla di me con i colleghi italiani, si ricorda proprio della famosa mozzarella di Battipaglia.”
Che può dire sulla serie tv “Il regno” di cui è sceneggiatore e regista e per cui è tornato in Sicilia?Adesso siamo in una fase di attivazione e di scrittura, all’inizio di un lungo percorso di sceneggiatura. Posso anticipare che la serie abbraccerà un lungo periodo che va dal ’44 fino ad oggi, l’ambizione è arrivare ai giorni nostri, a quello che è stato il patto mafia e politica, la storia verte su quello. Sarà una cosa di impatto emotivo molto forte per il pubblico televisivo che mi ha apprezzato per prodotti come La piovra ma noi andremo ancora oltre, su qualcosa che è lo scritto-realismo: “Il Regno” non è solo fiction ma ha tutte le caratteristiche di andare oltre l’Italia, com’è successo per “La piovra” che è andata in tutto il Mondo. Proprio perché quella materia, se raccontata bene, interessa tutti. Negli Stati Uniti è continuo sfornare film su mafia americana, basta pensare a Scorsese e Coppola dal Padrino a tutte le serie tv americane che hanno un punto di forza nei racconti del crimine. La gente è affascinata da questo perché è attraverso queste storie che noi vediamo il bene e il male, ecco: il sottotitolo de Il Regno potrebbe essere proprio “nel bene e nel male.