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A Bologna una serata a favore della cultura

Serata voluta dai lavoratori e dalle lavoratrici del Teatro Comunale di Bologna per la manifestazione su La cultura, i diritti e il lavoro.

A Bologna una serata a favore della cultura
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14 Ottobre 2014 - 11.39


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Serata festosa, quella di ieri, voluta dai lavoratori e dalle lavoratrici del Teatro Comunale di Bologna per la manifestazione su «La cultura, i diritti e il lavoro» che ha visto la partecipazione di alcuni politici locali e di Maurizio Landini. Dopo le conclusioni del leader della Fiom, infatti, l’Orchestra, il Coro, il direttore musicale Michele Mariotti, i tecnici e i solisti impegnati in questi giorni nelle rappresentazioni del «Guillaume Tell», hanno eseguito alcuni brani dell’ultimo capolavoro di Gioachino Rossini.

L’ingresso alla storica sala di Antonio Bibiena (il Comunale l’anno scorso ha festeggiato 250 anni di attività) era ad ingresso gratuito, «un concerto offerto alla città dai lavoratori del teatro» per sensibilizzare l’opinione pubblica sul difficile momento di crisi che il teatrale italiano, ma più in generale quello della cultura, sta attraversando. «In un momento come questo – ha detto Michele Mariotti prima di dare l’attacco alla sinfonia che apre il Guglielmo Tell – il nostro teatro, con l’amministrazione di questa città, sta facendo una scelta differente da quanto sta avvenendo altrove: ormai da alcuni anni c’è un clima di collaborazione che sta portando a importanti risultati, come testimonia la produzione di questi giorni e le recenti tournèe all’estero».

Il direttore musicale del Comunale ha poi rivolto un appello sia al pubblico che ai Ministri del Governo: «Non abbandonateci, sosteneteci, perchè noi abbiamo bisogno di voi, ma anche voi, il Paese ha bisogno di noi, ha bisogno di cultura». Poi via alla musica con le splendide note rossiniane e la partecipazione generosa di Carlos Alvarez, Yolanda Auyanet, Enkeleida Shokza, Michael Spyres, Simon Orfila, Simone Alberghini, Mariangela Sicilia (solisti del Guillaume Tell) fino al grandioso finale rossiniano, vero e proprio inno di libertà, forse più del Fidelio di Beethoven, e la lunghissima festa degli applausi, interminabili. «Tutto ciò vi fa solo onore! Chi chiude i teatri strappa l’anima al Popolo!», commentava qualcuno tra il pubblico.

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