Il genio cinematografico di Alfred Hitchcock e quello musicale di Bernard Herrmann raccontati in un libro | Giornale dello Spettacolo
Top

Il genio cinematografico di Alfred Hitchcock e quello musicale di Bernard Herrmann raccontati in un libro

Uno studio sistematico che esamina i risultati di questo binomio artistico, Le vertigini di Hitchcock. Il sodalizio tra Alfred Hitchcock e Bernard Herrmann. Analisi audiovisiva di due capolavori, Vertigo e Psycho.

Il genio cinematografico di Alfred Hitchcock e quello musicale di Bernard Herrmann raccontati in un libro
Preroll

Giuseppe Costigliola Modifica articolo

22 Giugno 2021 - 16.30


ATF

Nella storia del cinema non sono pochi i registi che hanno legato la propria opera a grandi musicisti, le cui colonne sonore hanno contribuito a renderne leggendari i film: qui da noi viene naturale pensare al sodalizio di Federico Fellini con Nino Rota, o a quello di Sergio Leone con Ennio Morricone. Tra le collaborazioni artistiche più importanti del Novecento si annovera quella tra Alfred Hitchcock e Bernard Herrmann, un incontro che si consumò nell’arco di poco più di un decennio, prima di dissolversi anche a causa del forte temperamento e del carattere non certo facile di entrambi, lasciando una traccia indelebile nell’affascinante relazione tra musica e immagini.

Ora è finalmente apparso uno studio sistematico che esamina i risultati di questo binomio artistico, Le vertigini di Hitchcock. Il sodalizio tra Alfred Hitchcock e Bernard Herrmann. Analisi audiovisiva di due capolavori, Vertigo e Psycho (IGS Edizioni, pp. 165, € 22,88, disponibile su Amazon), a firma di Eugenio Tassitano, compositore e autore per il teatro ed il cinema.

Il volume si apre con una sezione storico-biografica focalizzata sullo stretto rapporto intrattenuto dal regista inglese con la musica, sulla figura di Herrmann autore di colonne sonore, e sul loro connubio professionale.Hitch” e “Benny”, come si facevano chiamare da amici e collaboratori, erano orgogliosi, testardi e spesso intrattabili, ma condividevano la stessa sensibilità artistica, lo stesso senso dell’umorismo soprattutto, godevano di unastima reciproca. Prima del dissidio che pose fine alla loro amicizia, per divergenze sul commento musicale de Il sipario strappato, realizzarono insieme sette film, pietre miliari nella storia del cinema, nel periodo che va dal 1955 al 1966, in cui la creatività di entrambi raggiunse la propria vetta.

Hitchcock teneva in particolare considerazione l’aspetto musicale e aveva “una competenza sulla funzione della musica in rapporto alle immagini superiore a molti registi della sua epoca”. Era consapevole del suo utilizzo psicologico, e assimilava il concetto di orchestrazione a quello di film, dove il regista assegna le parti, come una sorta di direttore d’orchestra con gli attori quali strumenti. Curava con estrema precisione l’elemento fonico eannotava meticolosamente sul copione ogni suono e ogni punto in cui voleva l’accompagnamento della musica, che nella sceneggiatura assolveva a una funzione drammaturgica.

Il regista inglese trovò in Herrmann “un alter ego musicale”. Anche questi, dal canto suo, fu per più d’un verso un precursore. Negli anni in cui operava, la musica da film era spesso considerata semplice ancella delle immagini, e lambiente hollywoodiano era totalmente alieno alla sperimentazione musicale. Se i compositori della cosiddetta prima generazione di Hollywood si affidavano al sinfonismo romantico, Herrmann mise in discussione la prassi dei suoi predecessori determinando una svolta epocale. Adifferenza di quasi tutti i suoi colleghi orchestrava personalmente le proprie composizioni e creava con una logica profondamente autoriale, utilizzando combinazioni non ortodosse di strumenti per ottenere il suono che aveva in mente. Iniziò la sua attività con il capolavoro Citizen Kane, e uscì di scena dopo aver finito di registrare la colonna sonora di un altro capolavoro, Taxi Driver:“Principio e fine di carriera straordinari per uno dei compositori più importanti della storia del cinema”.

La seconda parte del volume, preceduta da un’introduzione all’analisi audiovisiva, si concentra sul rapporto tra musica e immagini nei due capolavori hitchcockiani Vertigo (La donna che visse due volte) e Psycho (Psico). Nei commenti alle scene sono riportati estratti delle partiture ed esposti elementi di teoria musicale, ma l’autore, pur mantenendo l’obiettivo di svolgere una disamina tecnico-artistica per musicisti e cultori della materia, ha programmaticamente cercato di realizzare un libro alla portata di tutti.

Tassitano dimostra così la straordinaria capacità di Herrmann di comprendere e potenziare latmosfera di un film, di far entrare in partitura le caratteristiche salienti della storia e le implicazioni psicologiche, amplificandone il significato e fungendo da acceleratore emotivo: Un autentico modello su come si applica la musica a unopera cinematografica”. Secondo l’autore, Vertigo “è probabilmente il risultato più alto di Herrmann compositore per il cinema”, e la musica della scena damore tra le composizioni più significative che ha scritto per il cinema e di tutta la storia della musica per film.

Se la musica di Vertigo rappresenta lossessione e la vertigine amorosa, quella di Psycho si identifica con la paura primordiale, quella di una morte violenta. Il commento musicale della celeberrima scena dellomicidio sotto la doccia, “The Murder”, è “il brano più raccapricciante della storia della musica da film,vero e proprio “prototipo dell’orrore”, e qui si spiega tecnicamente nel dettaglio come il compositore ottenne l’effetto voluto. In sintesi, con Psycho il musicista è riuscito nel miracolo proprio dei geni musicali di diventare popolare pur restando integro nella sua dimensione di compositore colto prestato al cinema. Unsorprendente “caso di musica davanguardia rispetto allimperante magniloquenza delle musiche di tanti suoi colleghi dellepoca”.

Tra le apprezzabili peculiarità di questo libro v’è poi la ricostruzione storica degli elementi affrontati, e sono dunque di grande interesse anche il capitolo che mette in luce l’eredità della colonna sonora di Psycho e quello conclusivo, che segue l’attività dei due artisti dopo la loro separazione e il ruolo che ha avuto la musica di Herrmann in nuove produzioni.

Insomma, questo volume propone un viaggio suggestivo nella sfera creativa di due straordinarie figure del Novecento che vale davvero la pena di intraprendere.

Native

Articoli correlati