Una storia bruttissima. Nuovo capitolo nel caso ‘Me too’ che ha scosso nelle ultime settimane il mondo del cinema spagnolo. El País pubblica infatti nuove accuse di violenza sessuale rivolte al regista Carlos Vermut (al secolo Carlos López del Rey), a cui già un mese fa, attraverso lo stesso quotidiano, erano stati attribuiti atti simili da parte di tre donne.
Come allora, le persone che denunciano tali comportamenti del cineasta – anche questa volta tre donne, ovvero un’artista poi diventata educatrice, una curatrice culturale e un’attrice – hanno chiesto di essere coperte dall’anonimato.
Tutte e tre accusano Vermut di averle forzate a rapporti sessuali non consenzienti con lui: situazioni che sarebbero avvenute tra ottobre 2012 e gennaio 2024, nell’ambito di relazioni personali con il regista indipendenti l’una dall’altra, dato che le tre non si conoscono tra loro. Come per la prima inchiesta pubblicata su questo caso, El País si è avvalso di dichiarazioni giurate delle dirette interessate, interviste ad altre persone e un corredo di prove come messaggi e foto.
Questa volta, Vermut non ha risposto a diversi tentativi del quotidiano di ottenere una sua versione dei fatti. Nel caso della prima inchiesta, invece, il regista – vincitore nel 2014 del premio Concha de Oro al Festival di San Sebastian con il suo film Magical Girl – si era detto non consapevole “di aver mai commesso violenza sessuale contro qualsiasi donna”, aggiungendo di aver “praticato sesso violento” nel corso della sua vita sempre “in modo consensuale”.
Il caso aveva già suscitato a suo tempo un’ondata di solidarietà verso le donne che hanno denunciato Vermut da parte di altri esponenti del mondo del cinema spagnolo. Mentre il ministero della Cultura ha annunciato la creazione di un ufficio di assistenza a vittime di violenze sessuali in ambito artistico. “La violenza contro le donne è una violenza strutturale”, diceva il premier Pedro Sánchez in occasione della consegna dei premi Goya il 10 febbraio, “ed estirparla è compito di noi uomini, così come una questione di impegno civile e istituzionale”.