di Stefano Pignataro
“Il Premio di Salerno, una manifestazione che unisce tutti i salernitani in un’unica passione”. Bastava vederli, osservarli gli spettatori che la sera del 28 luglio affollavano il Red carpet adibito sul Lungomare di Salerno lungo il quale l’Arena del Mare ospitava al suo interno la serata finale della trentesima edizione del Premio Charlot. “Un giorno senza sorriso è un sorriso perso”, soleva affermare il comico scomparso nel 1977. Ed il Galà di sorrisi ne ha concessi tanti. A cominciare dal suo mattatore, Piero Chiambretti, il cui sarcasmo e la sua ironia non hanno risparmiato proprio nessuno, da Eugene Chaplin (figlio di Charlot , accompagnato da sua moglie e da due dei sette figli) “Ha preso da suo padre, lui undici figli, lei sette, allora non fate solo film). Però il Premio ideato da Claudio Tortora ha toccato il momento più intenso con l’arrivo dell’ospite internazionale Vanessa Redgrave.
L’attrice Premio Oscar, accompagnata dal compagno di sempre e marito Franco Nero, ha detto:“Ho dedicato la mia vita e la mia carriera a combattere il fascismo ed il nazismo, la disoccupazione ed ogni sorta di discriminazione. Come me, anche Chaplin mise la sua arta al servizio degli oppressi. Ricevere un premio che porta il mio nome è doppiamente emozionante”. Toni pacati, gesti quasi plateali, Vanessa Redgrave conserva, sul palco dello Charlot, il suo stile ed il suo modo di recitare. Dopo aver regalato un ventaglio rosso al presentatore Chiambretti, si ritira dal pubblico lanciando un appello contro la fine della barbarie in Palestina e contro “la sciagurata ordinanza della chiusura dei porti italiani, una vera e propria violazione dei diritti umani”. Commosso Eugene Chaplin, non a caso scelto dal patron del Premio Claudio Tortora per premiare la Redgrave. “Vanessa non è solo stata una delle più grandi attrici di tutti i tempi, ma la prima a dar voce a chi non aveva voce, una donna che non ha mai taciuto su ingiustizie ed è stata una delle prime a farlo”.
Prima della serata di Gala, e successivamente al Red Carpet che ha visto succedersi tutte le “Stelle” inviate al Gran Galà, molti degli artisti hanno voluto confrontarsi e raccontare quello che per loro rappresenti davvero questo Premio e, più in generale, soddisfare domande e curiosità. Uno di questi è Luca Foffano, una “new entry” al Premio Charlot “tenore pop-lirico” che ha raccontato le tappe del suo passaggio dal cantare in Gondola” al cantare alla Fenice di Venezia. “Alla Fenice ho lavorato soprattutto con produttori esteri. Il mio primo disco è stato realizzato in Inghilterra quando ho avuto la fortuna di lavorare alla Disney, Successivamente sono passato alla Fenice e nello storico teatro veneziano ho avuto la possibilità di lavorare con il primo Direttore d’orchestra donna, Silvia Casary e sotto la bacchetta illustre di Zubin Metha”
Altro ospite internazionale è stato Clayton Norcross, attore americano di notevole successo anche in italia, noto per aver prestato il volto al personaggio di Thorne Forrester nella soap opera Beautiful. Norcorss, classico gentleman americano, si concede molto volentieri ai fans (soprattutto le fans) di tutte le età. Elegante, con una buona padronanza della lingua italiana, l’attore riconosce subito la giovane attrice salernitana Ludovica Ferraro, un’altra scoperta di Claudio Tortora nel suo Teatro delle Arti, con il quale si ritrovò nello stesso cast del tv Movie Skyn of a lawer diretto da Luca Guardabascio. Norcross ha detto: “Amo molto Pasolini, in lui ho trovato un’intensità di scrittura e di emozioni non comuni nel cinema. Ma anche Sergio Leone, Fellini, tutta la grande scuola del cinema italiano d’autore che ha insegnato molto a tutto il mondo. Tra i film che più ho apprezzato di Sergio Leone sicuramente Per un pugno di dollari, il buono, il brutto ed il cattivo . Ma se devo dire un film che mi ha commosso è Il Postino con Massimo Troisi”.
Dopo la parentesi d’oltreoceano, il patron Tortora ha riportato il suo pubblico alla più vera e viva italianità con Carlo Verdone che ha ricevuto il Premio Charlot dalle mani di Gigi Marzullo, componente della Giuria.
Alla domanda se si potesse intravedere Charlot dietro la maschera comica dello stesso Verdone, l’attore-regista ha commentato: “E’ un’eresia. Charlot è stato talmente grande e talmente immenso che non può avere eredi. Noi siamo solo degli spettatori incantati dalla sua arte.Io ho cercato di fare quello che ho potuto fare. Sicuramente nel mio lavoro ci ho messo cuore, dedizione e professionalità amando soprattutto il mio pubblico. Tra me ed il cinema c’è stato una sorta di matrimonio. La Campania, poi, è una regione che rappresenta una sorta di teatro all’aperto in cui è molto facile trovare attori nel senso fisico della parola. La Campania, con le sue piazze e le sue vie, è un vero teatro di prosa. Ed questa caratteristica ancora sussiste negli anni. Roma è molto cambiata, non è più così”.
Una domanda che forse Verdone non si aspettava è stata quella su un suo lavoro di esattamente venti anni fa: il suo doppiaggio del gatto del porto Zorba nel cartone animato de La Gabbianella ed il Gatto del 1998 diretto da Enzo D’Alò tratto dal romanzo dello scrittore cileno Luis Sepulveda. “Che emozione quel cartone. Lo ricordo con molta nostalgia. Fu una scommessa, una vera sfida per me che non mi ero mai cimentato con i cartoni animati o nel doppiaggio degli stessi. Era talmente carina quella storia..per cui dissi “Proviamoci”.
E’ andata bene. Applausi per tutti. In particolare per Tortora. Ci si rivede a Salerno tra un anno esatto.