Una zuppa di legumi arricchita dal sapore delle spezie provenienti dai paesi che Mohamud e gli altri, che oggi la mangeranno, hanno dovuto lasciare. E una pasta al
pomodoro fresco, con aglio e origano, che richiama la tradizione della cucina popolare. E’ partita questa mattina alla Casetta rossa di Garbatella, a Roma, l’iniziativa del “pasto sospeso” lanciata insieme a Chef Rubio (Gabriele Rubini) ed Erri De Luca. Dalla mattina i due hanno cucinato il pranzo per i migranti: 29 ragazzi, originari soprattutto di Eritrea e Somalia, transitanti a Roma e accolti in strada dai volontari di Baobab experience o nelle strutture del Comune di Roma, come il centro della Croce rossa di via del Frantoio. L’idea, che nelle intenzioni sarà replicabile in diverse città, riprende l’antica tradizione del caffè sospeso di Napoli. In questo caso con 5 euro si potrà lasciare un piatto pagato a chiunque ne abbia bisogno.
“Il cibo è un ponte che unisce e avvicina gli uomini. Un collante che può generare nuovi legami – sottolinea Chef Rubio –. Sono felice di partecipare a questa iniziativa che si spera possa allargarsi dal quartiere alla città fino a tutto lo stivale e contribuisca a far prendere le distanze a sempre più persone rispetto al populismo di chi sta in politica”. Per Erri De Luca con quest’iniziativa si ha la possibilità di “fare le veci della manna che venne offerta ai popoli in cammino e che oggi si vuole fornire a coloro che viaggiano anche attraverso il deserto”. “Il cibo è politica- aggiunge – oggi ci occupiamo di farla a partire dal basso, fornendo cibo di buona qualità a un prezzo minimo. Ogni cittadino venendo qui potrà dare il suo contributo come per dire a chiunque non possa permetterselo: ‘vieni, qui c’è del cibo per te”.
Tra i ragazzi che hanno assaggiato per primi le ricette di Chef Rubio ed Erri De Luca, c’è Mohammed, 19 anni, eritreo. Da sei mesi in Italia, ha fatto domanda per aderire al programma di relocation ma per ora non sa cosa sarà del suo futuro. “Vorrei andare in Norvegia, dove vive mio fratello ma non so se sarà possibile – afferma -. Intanto vivo nel centro della Croce Rossa. Oggi essere qui è una grande emozione ed è stata una grande sorpresa sapere che un grande chef avrebbe cucinato per noi”. Non tutti i ragazzi presenti, però hanno un posto dove dormire. “Ancora oggi ci sono persone che vivono in strada e siamo molto preoccupati per i prossimi mesi quando gli arrivi aumenteranno, come ogni anno- spiega Marzia Di Mento, attivista di Baobab experience -. Noi comunque non ci fermiamo, continuiamo ad accogliere queste persone. Più cercano di fermarci con continui sgomberi, più andiamo avanti”. Maya Vetri di Casetta Rossa ricorda che questa del “pasto sospeso” è solo una delle iniziative messe in campo per i migranti: “all’inizio portavamo il cibo a via Cupa, poi da quando quel posto non c’è più, perché è stato sgomberato, abbiamo iniziato a collaborare in maniera attiva con i volontari, in maniera che le persone possano sentirsi accolte”. I primi a lasciare un contributo sono stati alcuni abitanti del quartiere come Giampiero un signore in pensione: “mi sembra un’iniziativa bella ed intelligente, un modo per condividere. Ho pensato di contribuire lasciando qualcosa per chi non ha niente”.