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L'eredità di Borgna: Roma è cultura, non solo buche e mondezza

Ricordo del protagonista del nuovo rinascimento romano

L'eredità di Borgna: Roma è cultura, non solo buche e mondezza
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13 Giugno 2016 - 13.17


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di Giancarlo Governi

“Ieri il confronto su Sky tra Sala e Parisi. I due non si sono mostrati preparati sull’unica e banale domanda culturale sui dipinti di Brera: Sala ha riconosciuto un dipinto futurista ma ha confuso Boccioni con Balla, mentre Parisi davanti alla “Cena in Emmaus” di Caravaggio ha detto “non so boh, forse Caravaggio, boh non lo so”. Così riferisce Lucio Salvini, famoso dirigente discografico residente a Milano.

Io non pretendo che i due candidati al ballottaggio per la carica di Sindaco di Roma rispondano a domande sui Capitolini ma che parlino di politica culturale sì. Capisco che l’urgenza è sulla mondezza, sulle buche e sui trasporti, però non ci si può fermare qui, i romani hanno il diritto di sapere come il primo cittadino affronterà i problemi di fondo, tra cui c’è fra i primi la cultura, che rappresenta il vero petrolio di Roma. Riflettevo su queste questioni leggendo il bel libro di Gianni Borgna “Una città aperta” (Dino Audino Editore) in cui l’uomo che, come assessore alla cultura, ha fatto la fortuna di due sindaci racconta quello che è stato unanimemente definito il “nuovo rinascimento romano” nei 14 anni di Rutelli e Veltroni. Perché il rinascimento di Roma fu soprattutto un rinascimento culturale. Con Gianni Borgna si riaprirono i musei che osservavano orari scomodi per i visitatori, si costruì finalmente l’Auditorium che mancava a Roma da 70 anni; si dette una degna sistemazione all’Ara Pacis che, anche se non piaceva al sindaco Alemanno che avrebbe voluto smontarla e portarla in periferia, ha fatto diventare l’”Ara di Augusto”il monumento più visitato dopo il Colosseo.

Prima dell’arrivo di Borgna sulla scena politica romana, Roma era tagliata fuori dalle attività culturali europei. Prima se si volevano vedere delle mostre importanti bisognava andare a Parigi, dopo erano i parigini a venire a Roma, alle Scuderie di Quirinale (aperto in quegli anni), al Palazzo delle Esposizioni (ristrutturato e rilanciato in quegli anni), agli spazi ricavati al Vittoriano, che è diventato un monumento vivo e pieno di iniziative culturali e non più una fredda montagna di marmo.

Con Gianni Borgna si riaprirono i cinema che avevano chiuso, si adibirono bellissimi edifici abbandonati e restaurati (come la Casina delle Rose di Villa Borghese) o sequestrati alla criminalità (come la Casa del Jazz sequestrata all’amministratore della banda della Magliana) a casa delle letterature, casa del cinema, dell’architettura, del jazz e altre.

Si riprese la tradizione dell’Estate Romana, una invenzione del mitico Renato Nicolini, grazie al quale Roma, che non aveva mai avuto una politica culturale, fu investita da una valanga di iniziative “effimere” . Sarà Gianni Borgna, con i sindaci Rutelli e Veltroni, a trasformare l’effimero in permanente, ma in quel 1977 Nicolini aveva capito che il suo compito era quello di risvegliare i romani, di dare loro coraggio, di invitarli a riappropriarsi della Città. Inventò l’estate romana. In ogni piazza anche di periferia, e non soltanto nel meraviglioso e unico centro storico, Nicolini portò cultura, svago, divertimento, musica, cinema e persino poesia (il Festival dei Poeti di Castelporziano).

Ora la vita culturale a Roma è tornata ai livelli anni Settanta. I teatri di periferia, sono quasi tutti chiusi. Del Valle, uno dei più antichi e prestigiosi teatri d’Italia, dopo la sciagurata occupazione durata due anni, non si parla più. Le biblioteche comunali, che costituivano la più grande rete d’Europa, vivono una vita stentata, molte sono chiuse e altre aprono per poche ore alla settimana.

Tanto hanno fatto gli anni di Alemanno (che i romani chiamano giustamente AleDanno) e i tre anni dell’incapace Marino.

Ora sarebbe lecito aspettarsi dai due candidati alcune idee sul rilancio culturale e sul futuro di Roma, perché risolvano i problemi più urgenti, come le buche e la mondezza, lo diamo per scontato. Ma fino ad ora silenzio da tutte e due le parti.

Anche le Olimpiadi nel 2024 rappresentano una occasione unica per Roma, di ritorno alla sua grandezza. I romani devono sapere che i problemi di Roma non sono soltanto buche e mondezza.

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