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Nid, si parte: la danza italiana si mostra al mondo

Da oggi, 8 ottobre, a domenica 11 ottobre 2015, Brescia ospita il meglio della danza italiana. Intervista alla direttrice artistica, Luisa Cuttini

Nid, si parte: la danza italiana si mostra al mondo
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8 Ottobre 2015 - 12.00


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di Chiara D’Ambros

Da oggi, 8 ottobre, a domenica 11 ottobre 2015, Brescia ospita il meglio della danza italiana. Questa piattaforma giunta quest’anno alla sua terza edizione, vede presentate 17 produzioni coreografiche accuratamente selezionate e che rappresentano stili e generazioni di coreografi tra loro molto diversi. Oggi apertura dei lavori con una delle due compagnie ospiti: un focus su Michele Di Stefano con MK Robinson, maestro per le sue scelte, l’altra compagnia ospite chiuderà un’eccellenza della Regione Lombardia e sarà la scuola Paolo Grassi con lo spettacolo “Vivo e Coscienza” dedicato a Pier Paolo Pasolini. Non casuale la scelta di chiudere i lavori con un lavoro proveniente da un ambito formativo, in quanto la formazione è ancora uno degli aspetti su cui l’Italia ha molto da lavorare, perciò che sia anche questa proposta di buon auspicio e motivazione per sviluppi futuri della danza italiana (qui il programma [url”http://www.nidplatform.it/”]http://www.nidplatform.it/[/url]). “Alla nostra manifestazione, sono presenti oltre 300 operatori da tutto il mondo”, ha raccontato la direttrice artistica Luisa Cuttini.

Nid è una sigla ma nel suono anche il richiamo alla parola inglese “bisogno”. Come mai questa scelta?

Infatti …Perché si tratta fin dalla prima edizione di una Piattaforma nuova di danza italiana, era dal 1996 che non c’era più questa iniziativa in Italia, quindi c’era proprio un bisogno da cui nasce la “New Italians Dance”.

Per chi non è così famigliare con il mondo della danza perché si parla di “Piattaforma”?

“Piattaforma” è una showcase, è una vetrina, un mercato, la presentazione del meglio in questo caso della danza italiana a livello qualitativo, a livello artistico, quindi attraverso selezioni si arriva a creare una presentazione dei migliori “prodotti” del marchio italiano riferiti alla danza. Nella danza è usuale creare le piattaforme.

Questo consente di dialogare con gli operatori italiani ma anche stranieri essendo in particolare la danza una delle arti dal linguaggio universale, il linguaggio del corpo. Avete avuto degli esempi di come questo si concretizza?

Esatto, è un linguaggio in qualche modo extra linguistico. Innanzitutto l’obiettivo primario dell’iniziativa che parte comunque da un progetto del Ministero, è quello di dare la possibilità alla danza italiana di essere vista dagli operatori internazionali là dove per vari motivi non era molto conosciuta più che riconosciuta, nel senso che erano poche le possibilità per la danza italiana di mostrarsi all’estero. E questo sin dalle prime edizioni in qualche modo è stato raggiunto. Perché in Puglia la primissima edizione che noi chiamiamo quasi zero, perché gli organizzatori l’hanno messa in piedi in pochissimo tempo e lì gli operatori e il pubblico ha iniziato a assaporare i nuovi gusti della danza italiana. Nella seconda edizione, là dove questo nostro logo cominciava ad essere riconosciuto, proprio come Nid Platform, e quindi si capiva nel mondo della danza e del teatro danza in Italia, abbiamo avuto nella seconda edizione una presenza notevole di operatori stranieri oltre a quelli italiani e la ricaduta l’abbiamo riscontrata nel monitoraggio che abbiamo poi fatto. Abbiamo dei dati: un festival di Budapest ha invitato 5 compagnie viste alla Nid, altre realtà ci scrivono che sono state chiamate in Italia e all’esterno.

Anche Nid testimonia una rinascita della danza italiana negli ultimi anni. Dal suo punto di vista qual è l’origine di questo e quali le prospettive per il futuro?

Più che rinascita secondo me è un riconoscimento che la danza italiana nell’arco di 30 anni, a partire dagli anni ’80 ha visto una crescita esponenziale attraverso due canali: uno che moltissimi danzatori sono andati all’estero a formarsi, a danzare e quindi hanno avuto una visione e una formazione personale e artistica e culturale molto più all’avanguardia rispetto a quanto in Italia fosse possibile. L’altro canale di crescita è stato che gli operatori e le istituzioni in particolare il Ministero hanno iniziato a lavorare nel settore danza in maniera dirompente. Questo ha fatto si che molti danzatori formatisi all’estero sono potuti rientrare. I risultati sono davvero notevoli e lo dico perché avendo organizzato in prima persona tutti gli step della Nid, la commissione che ha valutato i lavori e ha scelto lavori 17 su 90 proposti, era formata da 3 commissari stranieri, uno dalla Germani, uno dalla Francia, uno dal Cile e tutti e tra hanno riscontrato con stupore una qualità di tutte le proposte nonostante poi ci sia stata una selezione. Hanno riconosciuto un “tocco italiano” dato da una grande profondità artistica e stilistica.

Nid sarà per gli operatori ma anche per un pubblico di non addetti ai lavori…

Sì, non a caso uno dei due tavoli di lavoro è proprio dedicato alla formazione del pubblico. Nel senso che va bene avere eccellenze, sperimentazione, ricerca, qualità ma lo spettacolo ha assolutamente bisogno di avere un pubblico quindi in questo senso ci interessa formare il pubblico che potrebbe essere sprovveduto rispetto a certe scelte artistiche, e questo deriva anche da una continua visione, quindi i teatri hanno una quota aperta per gli operatori e una per il pubblico.

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