È dal 18 gennaio nelle sale “Un sacchetto di biglie”, film di Christian Duguay tratto dall’omonimo romanzo uscito nel 1973 in cui Joseph Joffo raccontò una vicenda vera: come dal 1941 al 1944 due ragazzini ebrei, lui e il fratello di due anni più grande, sotto l’oppressione nazista in Francia si nascosero, trovarono aiuti imprevisti, scapparono da Parigi e andarono nel sud della Francia. E sopravvissero. Riuscendo pure a fuggire dalle grinfie naziste. Alle agenzie Josso a proposito del film ha commentato ”In questo momento, la storia che ho vissuto io risuona in modo particolarmente forte. A causa del terrorismo, anche i bambini di oggi sono costretti a fuggire. Come noi 75 anni fa, si ritrovano per strada, completamente isolati e lasciati a se stessi. Spero che il film ci sproni a interrogarci sul destino dei bambini e di queste famiglie distrutte”.
Il romanzo ha venduto più di 20 milioni di copie in 22 Paesi. Ne aveva fatto un film nel 1975 Jacques Doillon. Nel nuovo film i protagonisti sono Dorian Le Clech e Batyste Fleurial Palmieri. E attori e attrici di nome quali Patrick Bruel, Elsa Zylberstein, Christian Clavier e Kev Adams. Con l’arrivo del film Bur Rizzoli distribuisce di nuovo il romanzo.
L’autore del libro ha spiegato in più occasioni come il romanzo infonda anche speranza. Su ordine del padre, la scampò perché negò sempre di essere ebreo e non lo disse a nessuno. Al riguardo ha raccontato un fatto significativo: trovarono riparo da un collaborazionista. E quando arrivò la liberazione, e l’uomo rischiava di finire passato per le armi da parte degli Alleati in quanto appunto collaborazionista, il piccolo lo difese dicendo di essere stato nascosto dall’uomo e rivelò il suo essere ebreo. All’uomo prese un infarto per lo choc: aveva salvato un ebreo.