Bud Spencer, l’ultimo applauso | Giornale dello Spettacolo
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Bud Spencer, l’ultimo applauso

La commozione di Terence Hill, il dolore della famiglia, l’affetto della gente. L’uscita di scena sulle note di Dune Buggy. [Francesco Troncarelli]

Bud Spencer, l’ultimo applauso
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30 Giugno 2016 - 16.38


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di Francesco Troncarelli

Roma si è fermata per l’ultimo applauso a Bud Spender. Piazza del Popolo infatti è rimasta presidiata per ore da migliaia di persone in paziente attesa sotto un sole cocente e nonostante la temperatura elevata, per poter salutare il popolare attore per l’ultima volta. Presenti in massa ovviamente anche fotografi e tv di mezzo mondo data la popolarità del personaggio, che un rigido cordone di poliziotti e carabinieri ha tenuto a freno per evitare momenti di confusione durante la cerimonia funebre nella Chiesa degli Artisti.

Dentro, c’erano tutti. Quelli del cinema, quelli dello sport, quelli della Lazio e quelli che gli hanno voluto bene e che erano venuti per dirgli grazie ed erano riusciti a entrare. Gente comune e schietta, partecipe del dolore composto dei familiari e dei figli di Pedersoli, mischiata fra i banchi della Basilica a registi come i fratelli Vanzina e Dario Argento, attori come Massimo Ghini e Giovanna Ralli, “rivali” negli Spaghetti western come Django-Franco Nero e Sartana-George Hilton e sportivi e campioni come Nino Benvenuti.

C’erano anche delegazioni di piloti (Spencer aveva il brevetto), di atleti delle fiamme gialle e di nuotatori della Lazio presente col presidente della Polisportiva Buccioni e col team manager della società calcistica Manzini, i gonfaloni del Comune di Roma e quello del Coni.

E c’era naturalmente Terence Hill, in prima fila come uno dei parenti stretti, a tratti teso a tratti sorridente, sicuramente emozionato e ancora incredulo per la scomparsa di un fratello maggiore più che di un compagno di set, con cui ha condiviso successo, fama e affetto del pubblico di tutto il mondo.

A lui il compito, alla fine della cerimonia religiosa, di ricordare il fratello di tanti episodi di Trinità, dopo le parole dei figli dell’artista Giuseppe, Diamante e Cristiana e il saluto degli stuntmen che con lui hanno girato tante pellicole travolgenti.

“E’ stata una cosa incredibile: quando mi ha telefonato Giuseppe per dirmi papà se ne è andato mezz’ora fa, io ero in Almeria, in Spagna, proprio dove c’eravamo conosciuti per girare il nostro primo film insieme. Quindi mi sono ritrovato all’improvviso all’inizio e alla fine della nostra storia. Sono rimasto confuso, sconcertato, poi dopo il dispiacere e anche il dolore mi sono risollevato perché ho capito che niente avviene a caso e che la vita eterna e che Bud ha raggiunto la gioia. Così quando lo rincontrerò, in una prateria, lui che viene da una parte con la sua sella sulle spalle io con la mia da un’altra, lui mi dirà: oh, ma lo sai che noi non abbiamo mai litigato?”

Parole semplici, di un racconto intimo e intenso iniziato col sorriso e terminato con qualche lacrima scesa sul suo volto e su quello dei presenti, commossi come il prode cowboy ritrovatosi improvvisamente solo a tirare cazzotti a fin di bene sullo schermo della vita. Ma è stato un attimo, perché quando il feretro di Spencer è uscito dalla chiesa, si è compiuto un prodigio.

La tensione generale e la commozione che aveva conquistato tutti si è sciolta come per incanto grazie alle note di “Dune Buggy” suonate da un’orchestrina dixieland a tutta forza, che hanno entusiasmato la folla. Uno spettacolo insomma, come in uno de suoi film. L’ultima trovata di un attore che ha regalato gioia e divertimento a generazioni intere e che è uscito di scena con una botta di simpatia grazie alle note e al ricordo di uno dei suoi film più celebri “Altrimenti ci arrabbiamo”. Irresitibile Bud, ci hai fatto sorridere anche con l’ultimo ciak.

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