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Il cattivo gusto del cinema sardo

Ogni estate ci siamo lasciati con tante speranze, ma stavolta è proprio difficile coltivarle. [Enrica Anedda]

Il cattivo gusto del cinema sardo
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25 Luglio 2015 - 09.57


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di Enrica Anedda

Quest’ estate, infatti, oltre ai consueti festival delle isole si terranno in Sardegna molti appuntamenti importanti, anche formativi.

In particolare vi segnaliamo la mostra “Il Di/Segno del cinema” che è stata inaugurata giovedì 23 luglio, alle 17,30, al palazzo di Città a Cagliari, e propone interessanti disegni e pitture dei registi Scola, Taviani, Garrrone e Martone .Insomma prosegue il grande fermento attorno al cinema nonostante la situazione sia più critica degli altri anni. Ogni estate ci siamo lasciati con tante speranze, ma stavolta è proprio difficile coltivarle .

Il ricorso al Tar dei registi con conseguente sospensiva sulla ripartizione delle somme destinate ai bandi per l’intero settore del cinema ha estremizzato conflitti anche personali, più o meno latenti, e ha scoperchiato il vaso di Pandora liberando i mali del nostro cinema. Purtroppo come nella leggenda è rimasta rinchiusa nel vaso solo la speranza. Per liberarla dovremo aspettare che Pandora apra di nuovo il vaso. Speriamo che ciò avvenga presto. Non sappiamo chi impersonerà la figura mitologica, ma dopo una breve analisi azzardiamo un suggerimento per ovviare a una situazione oramai intricata che purtroppo sta per approdare allo scenario spiacevole del “tutti contro tutti”. Nessuno a nostro parere è esente da critiche ed errori.

La Regione Sardegna dal 2006 ne ha commesso tanti errori e molte leggerezze, non ultima quella che ha determinato i registi a presentare il ricorso. I vari assessori di ogni parte politica che si sono succeduti non hanno apportato un grande contributo e del cinema si sono pressoché disinteressati mai comprendendone l’importanza strategica per l’isola sotto tutti i profili; l’Assessore Firino ha replicato alla conferenza stampa dei registi con osservazioni che trascurano tutte le sue promesse mancate, cause anch’esse del triste epilogo di questi giorni. La Fondazione Sardegna Film Commission ha le sue responsabilità che non può scaricare sull’Assessorato.

Come ha precisato recentemente Sergio Naitza sull’Unione Sarda, e come ribadiamo noi da anni, fra le assurdità c’è quella di un ente che continua a esistere nonostante ancora non abbia ancora regolarizzato il suo asseto secondo statuto, con l’apertura ad altri soci chiamati poi a eleggere i membri del consiglio di amministrazione, i quali invece sin ora sono stati sempre di nomina politica. Ma le incongruenze sono infinite e i guai continueranno a esistere perché la legge, non ci stancheremo mai di ripetere, nasce vecchia, non consente alla Sardegna di allinearsi allo stato dei tempi e, modificata più volte parzialmente, se accostata allo statuto della Fondazione è fonte di confusione perenne. L’unica soluzione duratura è quella di ripartire daccapo con una legge che tenga conto delle necessità attuali e faccia davvero partire il cinema.

Oramai abbiamo perso decine di treni mentre altre regioni ci hanno lasciato a distanze siderali. Purtroppo però sembra che in Sardegna nessuno abbia capacità e volontà di riportare tutto a chiarezza ed efficienza.
I registi ora, dopo che tramite Moviementu avevano annunciato la volontà di modificare la legge e anche di convocare tavoli di lavoro a questo fine, sono tornati sui propri passi. Hanno un presidente dimissionario ( la Iaccarino) e dichiarano che si batteranno con i denti per proteggere la legge che alcuni di loro avevano contribuito a scrivere nell’ oramai lontano 2006 (fra gli altri Salvatore Mereu, Enrico Pitzianti, per i produttori Sergio Benoni e Antioco Floris per l’università).

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