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I Taviani rileggono Boccaccio: oggi la peste del Decameron è l'Isis

I registi presentano il loro Maraviglioso Boccaccio, film con: Kim Rossi Stuart, Scamarcio, Smutniak, Trinca, Puccini, Riondino, Crescentini, Parenti, Arena e Cortellesi.

I Taviani rileggono Boccaccio: oggi la peste del Decameron è l'Isis
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20 Febbraio 2015 - 15.03


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I fratelli Paolo e Vittorio Taviani hanno scelto Firenze per presentare il loro nuovo film: “Maraviglioso Boccaccio” che sarà distribuito nelle sale italiane dal 26 febbraio da Teodora Film. Per rileggere il “Decamerone” i due registi hanno scelto un cast stellare: da Kim Rossi Stuart a Riccardo Scamarcio, da Kasia Smutniak a Jasmine Trinca, da Vittoria Puccini a Michele Riondino, Carolina Crescentini, Flavio Parenti, Lello Arena, Paola Cortellesi, Josafat Vagni. La storia si snoda sullo sfondo della città toscana nel 1300, quando la peste costringe dieci giovani a rifugiarsi in campagna e ad impiegare il tempo raccontandosi delle brevi storie. Delle 100 novelle raccontate da Boccaccio i Taviani decidono di raccontarne solo cinque: quelle che hanno come tema l’amore, raccontato in diverse sfumature.

“La grandezza di Boccaccio è che va diretto. Velocemente espone il prima per arrivare al nocciolo nelle sue novelle. Per chi fa cinema è un disastro perché devi appassionare gli spettatori. Boccaccio ci ha dato un calcio, ma ora noi gliene diamo due”, hanno affermato in in conferenza stampa i fratelli Taviani. “Questo film è un grazie alla nostra terra. Siamo toscani. Boccaccio è per noi un compaesano con cui abbiamo convissuto. Ci ha camminato accanto per tanti anni. Già in un altro film avevamo usato una sua novella. Poi parlando degli orrori che ora ci sono nel mondo con persone vestite in arancione e nero che ne sgozzano altre, il problema della Libia, e questo clima che c’è oggi in Italia con il 40% degli elettori che hanno dichiarato che non voteranno perché c’è sofferenza, abbiamo pensato che la peste, in forme diverse, è tornata. Così c’è tornata in mente la peste di Boccaccio che credo mai sia stata rappresentata al cinema e a ciò si sono accumulate altre immagini, ricordi delle nostre nonne, della spagnola ad esempio. Le ragioni che ci hanno spinto a fare questo film ha fatto sì che ad un certo punto della lavorazione ci è sembrato di fare un film simile a ‘Cesare deve morire’. Ma abbiamo costruito questa peste – hanno spiegato – con sette ragazze che decidono di sopravvivere. Vogliono andare via e scelgono quindi di lasciare Firenze, e recarsi in questa villa”.

“La fantasia – hanno poi dichiarato – è delle donne. Gli uomini si accodano. Anche la scelta di raccontare la novella è delle donne. Si è detto che questo film è dalla parte delle donne. Da qui nascono le varie novelle. Ne avevamo in mente molte ed all’inizio di questo nostro film era fondamentale avere tre puntelli che le novelle dovevano riflettere: la pulsione dell’orrore nelle vicende umane di ieri ed oggi; le pulsioni dei giovani che dicono vogliamo vivere; la pulsione della fantasia che ci aiuta a vivere. Abbiamo voluto raccontare quello che gli uomini fanno e l’amore che ‘muove il sole e l’altre stelle’… Raccontare racconti, tutto quello che l’umanità può dare. Siete tutti ‘rei femmine’ e’rei porconi’”. E a chi ha chiesto se questo sarà il loro ultimo film i Taviani hanno risposto: “Facciamo gli scongiuri”.

Le dichiarazioni degli attori. “La scarsa fiducia in se stessi dei giovani d’oggi che ho ritrovato nel personaggio Calandrino mi ha dato molti slanci e stimoli nell’interpretazione”, ha affermato Kim Rossi Stuart, uno degli attori protagonisti. “A me hanno chiesto di portare quello che sono, perché un classico non muore mai. La peste di adesso è uno stallo di cose”, ha detto Jasmine Trinca. “I ragazzi tornano a riveder le stelle dopo aver affrontato le proprie paure attraverso lo scambiarsi racconti e storie ed essere in ascolto e questa può essere la soluzione a tantissimi mali. Guardiamo ai classici per vivere meglio oggi”, ha dichiarato Paola Cortellesi. “Tancredi è stata una rogna incredibile, perché si muove in anime cupe. Era uno sporco lavoro ed io l’ho fatto per questi due signori per me preziose. Non avrei capito alcune cose del mondo senza il loro cinema”, ha sottolineato invece Lello Arena. “Sono riconoscente ai fratelli Taviani per il ruolo che mi hanno offerto – ha detto Vittoria Puccini, fresca del successo de L’Oriana -. Questo film è stata la mia scoperta di due artisti meravigliosi che hanno tanto da insegnare a noi giovani, con la loro grande energia, invidiabile ed ammirevole. Umanamente ho scoperto due persone incredibili. Non sempre davanti ai maestri si trovano anche persone disposte all’ascolto, insegnano e sono incuriositi da te”. “Come spettatore non vedrei l’ora di andare al cinema a vedere il Boccaccio raccontato dai Taviani. Io mi sono fatto maschera e pongo per farmi plasmare da Paolo e Vittorio”, ha concluso Michele Riondino.

Il film, prodotto da Donatella Palermo e Luigi Musini, è una produzione Stemal Entertainment, Cinemaundici e Barbary Films con Rai Cinema. Splendida la fotografia di Simone Zampagni.

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