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Giulia 1300 e altri miracoli

Divertente. Divertente e ben scritto e con una giusta dose di ancoraggio con la realtà. [Marco Fiorletta]

Giulia 1300 e altri miracoli
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11 Febbraio 2015 - 20.24


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di Marco Fiorletta

Giulia 1300 e altri miracoli di Fabio Bartolomei, e/o tascabili 281 pagine 9,50€ è un’accozzaglia di sfigati, cazzari, come si direbbe a Roma, inetti e anche un po’ coatti, si uniscono per mettere su un agriturismo in provincia di Caserta.

E fin qui ci potrebbe stare, rientrerebbe nella quasi normalità se i tre artefici del progetto, Diego venditore di auto in crisi esistenziale, Claudio che è riuscito a mandare in malora una fiorente attività commerciale ereditata per incapacità gestionale e relazionale e Fausto tele imbonitore di orologi mal funzionanti e fascistoide nonché razzista, si conoscessero da tempo. Invece no, fino al grande passo sono dei perfetti sconosciuti.

Aggiungeteci poi l’arrivo di Sergio, omone dalle mani d’oro, perenne reduce di una sinistra caciarona animata di buoni sentimenti con cronica incapacità di messa in atto, e già ce ne sarebbe di materiale per situazioni comiche nonché tragiche. Bartolomei non si accontenta, vuole esagerare per fortuna, ed ecco apparire Vito, camorrista forse in intima e inconsapevole attesa di redenzione e, per finire, Elisa, ragazza tuttofare nel senso che nasconde in sé doti finora inesplicate ma che risulteranno irrinunciabili al buon andamento dell’agriturismo.

Oddio, quasi dimenticavo un altro personaggio, la Giulia 1300 del titolo di color verde e con un difetto che a tratti diventa l’elemento portante di tutto il libro. L’importanza del colore della Giulia la comprende appieno solo chi lo ha visto dal vero. La Giulia 1300, la macchina di Polizia e Carabinieri, dei delinquenti e dei macellai, ma questa deve essere stata inventata da chi non se la poteva permettere. Una riedizione de La volpe e l’uva.

L’autore imbastisce una storia che si gioca sul filo del potrebbe essere ma non è, al confine insomma tra la realtà e l’invenzione. Con fervida fantasia, spiccato senso dell’umorismo, accentuato sguardo al sociale e più di tanto non dico per non togliervi il gusto della scoperta, l’autore ci porta in giro per le stanze dell’agriturismo da ristrutturare e far partire, dallo sturamento dei cessi, all’acquisto di mobili usati.

Indovinata la caratterizzazione dei personaggi che altro non è che la riproposizione di coloro che si incontrano tutta la vita. Caratterizzazioni che mi hanno fatto venire in mente alcuni stereotipi messi in scena da Carlo Verdone. In fin dei conti stiamo parlando di una storia che si svolge sul percorso Roma-Caserta e ritorno.

Ma non è solo un libro che si limita a far ridere, a rendere leggero ciò che non lo è. D’altronde parlando anche di camorra ci deve essere un lato oscuro da esplorare. Bartolomei lo fa con leggerezza ma senza alcuna indulgenza, facendoci sorridere ma anche commuovendoci quel tanto che basta, quel tanto che basta per riportare alla mente fatti che gli italiani vorrebbero relegati in un passato da dimenticare il più presto possibile ma che restano indelebili in chi ha memoria delle nefandezze della criminalità organizzata. E poteva mancare un po’ d’amore? No, non poteva perché la speranza di una rinascita, chiamiamola così, non va negata a nessuno.

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