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Sisti: la credibilità del sistema Italia per la nuova Hollywood sul Tevere

The Avengers: Age of Ultron, Christ The Lord, Ben Hur e il nuovo 007 sono le produzioni internazionali seguite da Sisti negli ultimi dodici mesi.

Sisti: la credibilità del sistema Italia per la nuova Hollywood sul Tevere
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5 Dicembre 2014 - 10.44


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di Marco Spagnoli

[url”@marco_spagnoli”]www.twitter.com/marco_spagnoli[/url]

“Molti anni fa un grande produttore americano mi ha dato un consiglio: ‘Enzo non cercare la luce del riflettore, ma resta nell’ombra. Sono quelli come noi che fanno davvero il cinema.” Una frase che è diventata un po’ il suo mantra al punto da non avere voluto rilasciare molte interviste nella sua carriera: anche tra gli addetti ai lavori, infatti, non tutti conoscono il nome di Enzo Sisti, uno dei più stimati produttori esecutivi europei, nonché uno dei principali artefici del grande ritorno in Italia delle produzioni internazionali. Romano, 45 anni di carriera sui set iniziati con i celebri produttori Papi & Colombo, e “l’esordio” nel 1971 tra Dublino e Cinecittà al fianco del grande maestro Giuliano Montaldo con Sacco e Vanzetti, Sisti ha curato la produzione esecutiva di film come The American con George Clooney girato a Sulmona in Abruzzo, La Passione di Cristo di Mel Gibson, Mission Impossible 3 con Tom Cruise. Negli ultimi mesi, Sisti ha portato tra Napoli e Roma, The Man from U.N.C.L.E. di Guy Ritchie, ad Aosta una parte del nuovo capitolo del film Marvel, The Avengers: Age of Ultron, nonché Christ The Lord girato tra Cinecittà e Matera, e il nuovo Ben Hur che sarà realizzato a Roma esattamente come quello con Charlton Heston del 1959. In più, a febbraio 2015, partiranno le riprese di Bond 24.

Lei è l’uomo che ha riportato il grande cinema americano in Italia: come ci è riuscito?

Non è che “io” ho riportato il cinema italiano: io “lavoro” e grazie alle nuove norme sul Tax Credit sono riuscito a convincere i produttori americani a tornare a lavorare qui.
Nel corso degli anni, infatti, ho conquistato una credibilità tale che ogni volta io prometto una cosa, questa ‘succede’. Un qualcosa che per gli standard hollywoodiani è fondamentale. Mi faccio garante di tutta la pianificazione sia sul piano finanziario, che produttivo. Abbiamo dei tecnici preparatissimi che, a detta stessa degli Americani, sono più bravi dei loro.

Quali sono i problemi principali che lei incontra?

La difficoltà principale è data dalla diffidenza che il nostro paese ispira nei produttori: hanno paura di essere ‘raggirati’ e, alla fine, di vedere vanificate tutte le promesse. Il migliore veicolo per la promozione del nostro paese è dato dal passaparola che si fanno le persone tra loro. Quando gli Americani capiscono che le cose funzionano ritornano. Non c’è migliore pubblicità dell’onestà , della lealtà, del mantenimento degli impegni e dall’essere sostenuti dalle autorità e dalla politica che sostiene tramite incentivi: i produttori di Ben Hur alla fine sono stati convinti dalle nuove norme del Tax Credit del Ministro Franceschini. Inoltre, su Christ The Lord avevamo il completion bond ovvero la penale in caso di ritardi nella produzione e noi non solo siamo rimasti nel budget, ma abbiamo pure terminato le riprese un giorno prima. Lavorare bene e onestamente fa la differenza agli occhi della produzione internazionale. Bisogna preparare i film in una certa maniera e, a differenza di quanto accade con alcuni registi italiani, non cambiare idea e fare capricci. E’ il buon lavoro a ripagare. Sempre.

Una grande soddisfazione…

Alla mia età la cosa più bella è vedere gli Studios di Cinecittà di nuovo pieni di persone. Avremo centinaia di persone che lavoreranno e se le cose continueranno così in futuro dovremo stare attenti a formare altri tecnici, perché non ci sono più gli artigiani di una volta e dovremo trovarli. Abbiamo fatto un accordo con il Centro Sperimentale per gli stagisti, ma dovremo fare ancora di più. Bastano quattro grandi produzioni a Cinecittà per fare ripartire tutto…

Parliamo delle infrastrutture: il famoso albergo di Cinecittà tanto contestato dai sindacati?

So che ci sono state delle polemiche riguardo la costruzione di un albergo su una parte del lot di Cinecittà, ma certo che quando arrivano troupe così grandi gli alberghi a Roma costano davvero troppo e diventa un problema soprattutto se li paragoni aai prezzi all’estero. Se io avessi un albergo al fianco degli Studios potrei alloggiare i 60 cavallari, responsabili degli effetti speciali, che verranno solo per le riprese delle corse di Ben Hur, senza dovere organizzare pick up e pulmini…se vogliamo fare del grande cinema le infrastrutture e i servizi sono necessari: è così che si diventa davvero competitivi.

E’ la rinascita della “Hollywood sul Tevere”?

A febbraio sarà girato nel centro di Roma un grande inseguimento che è parte del nuovo film di 007 di cui io sono consulente. Abbiamo avuto rassicurazioni dal Sindaco Ignazio Marino in persona, e siamo pienamente supportati dal lavoro della Roma Lazio Film Commission guidata da Luciano Sovena e Cristina Priarone. Loro ci sono molto vicini e ci stanno supportando in pieno. Se vogliamo davvero che torni la Hollywood sul Tevere abbiamo bisogno della credibilità del sistema Italia, con meno burocrazia e più incentivi sul lavoro. Oggi siamo competitivi per certi versi, il costo del lavoro ci danneggia. Io non voglio nemmeno fare il caso dei paesi dell’Est dove questo è bassissimo o non esiste, ma il fatto che tutte le produzioni americane siano in Inghilterra negli studi di Pinewood è dovuto al vantaggio strategico di una legislazione fiscale dove l’equivalente dei contributi e con la nostra IRAP che da noi è al 35%, li è solo al 13%. Noi possiamo compensare grazie ai fondi locali delle Film Commission che si integrano ai vantaggi del Tax Credit e aggiungere la bellezza e il fascino dell’Italia, ma se vogliamo davvero che tutto riparta, come in tutti i settori dell’economia, è necessaria la credibilità di chi ci governa, la stabilità e dare delle certezze a chi vuole lavorare e investire da noi. Per quanto ci riguarda l’Italia funziona, ma dobbiamo fare ancora di più. Dobbiamo funzionare meglio tutti quanti. E’ così che si riesce a vincere la concorrenza: dando la continuità.

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